di Maurizio Troccoli

Se la scienza è alla loro portata, perchè non dovrebbe esserlo la storia? Dopo essersi scelti lo scienziato o il premio Nobel che ha ragione, escludendo quelli che hanno torto, si prendono anche quella parte di storia che intendono rappresentare. Lo fanno nella principale piazza della città, a Perugia, con i simboli dell’Olocausto. E lo fanno con accostamenti del tipo: «Attenti, oggi come allora», con slogan: «Ti inoculano il non vaccino», con cartelloni e ostentazioni, dimostrando molta più adattabilità dietro una stella di David che dietro una Ffp2. E’ il fronte del dissenso, una varietà umana che spazia dai no vax ai ‘distinti’ no green pass, passando per esponenti anarchici noti in questo territorio, fino ad appartenenti a gruppi di destra, o animatori di movimenti. Hanno scelto il giorno della Memoria, caricandolo di icone e simboli drammaticamente noti, divise a strisce, stelle, libri, ma anche palazzi istituzionali, quelli della Regione, con le legittime autorizzazioni del prefetto.

IL VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE

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Le istituzioni Il Comune di Perugia parla di «manifestazione inaccettabile». «L’accostamento tra le persecuzioni nazi-fasciste e le misure imposte per il contenimento dell’emergenza Covid è inammissibile. Pur nel rispetto della diversità delle posizioni e della libertà di espressione, non può che suscitare profonda indignazione». Il senatore della Lega Luca Briziarelli aggiunge:«Un insulto alla memoria di quelle vittime». Definisce questo come un accostamento «vergognoso come lo è anche solo l’idea di scendere in piazza vestendo le stesse divise dei deportati nei campi di concentramento». Alla capogruppo Pd in Regione, che ha contestato la manifestazione hanno inviato una lettera: «Iniziò con i politici che distinguevano noi e loro. L’assessore comunale Gabriele Giottoli ha evidenziato la «vergogna» e sottolineato come «Perugia non lo meriti». (alla fine dell’articolo .ndr)».

Il pulpito e la predica La facilità con cui si ricorre a certe immagini fa maturare inevitabili dubbi di consapevolezza.  Le divise dei deportati dei campi di concentramento, destinati ai forni crematori dalla furia nazifascista, nel giorno della Memoria, dell’anno 2022, sono, memorabilmente, stesi lungo corso Vannucci, da taluni che presagiscono tempi bui e paragonabili. Hanno messo in guardia che «tutto iniziò, così». Con le decisioni che allora, come oggi, partono da discriminazioni, «dividendo gli uni dagli altri», per poi «togliere le libertà». Lo dicono volti noti della contestazione politica, ragazzini, ma anche insegnanti. La Ffp2, c’è chi, dall’alto della propria competenza scientifica, non ritiene di indossarla «perchè le influenze stagionali ci sono sempre state e non hanno mai generato tutta questa ansia». A nulla serve il tentativo di un agente delle forze dell’ordine di ricordargli che ci sono prescrizioni da osservare. L’ostentazione di simboli arriva anche al libro di Primo Levi, incoraggiandone la lettura. La cronaca di questa manifestazione racconta che, dietro gli stessi simboli c’è chi ha urlato «siamo qui vaccinati e non vaccinati, e abbiamo anche il super green pass», e chi sostiene «mai mi sottoporrò a un obbligo sanitario». Chi contesta la medicina del vaccino, sottolineando allo stesso tempo, come sia sistematicamente sottoposta a cure mediche, evidentemente scegliendosi le case farmaceutiche di cui si fida. Chi afferma di non fare il vaccino «perchè mi sento bene» e chi contesta il fatto «che non ci fanno vivere una vita normale», presumibilmente perché sarebbe da escludere che sia in corso una pandemia. C’è anche chi afferma «non tocca a me stabilire se fare il vaccino sia giusto o meno» e sembrerebbe una riflessione appropriata, tranne aggiungere che «però non deve consentire distinzioni», evidentemente perchè averlo o no, è la stessa cosa. Che non si neghi a nessuno il diritto di esprimere le proprie idee. Se questo deve tradursi nel rischio di strumentalizzazione e oltraggio alla memoria dell’Olocausto, è bene chiarirsi su quale sia il pulpito e in cosa consista la predica.