di Daniele Bovi
Sono in tutto 22 le strutture della sanità privata regionale che hanno risposto agli avvisi pubblicati dalle due Usl chiamate, entro luglio, a erogare decine di migliaia di prestazioni arretrate. A inizio giugno è infatti partito il nuovo piano di abbattimento varato dalla Regione con il quale viene dato come obiettivo, a Usl e ospedali, di abbattere circa 74 mila prestazioni entro la fine di luglio. Uno dei cardini del piano da sette milioni di euro è rappresentato dal ruolo giocato dal privato convenzionato, al quale viene appaltato sostanzialmente il 70 per cento del lavoro.
COSA PREVEDE IL PIANO DI ABBATTIMENTO DELLE LISTE D’ATTESA
Usl 1 Partendo dalla Usl 1, nell’avviso si parlava di 17.689 prestazioni (1.289 nel distretto dell’Assisano, 1.159 Media Valle del Tevere, 8.314 in quello del Perugino, 1.571 in quello del Trasimeno, 3.422 in quello dell’Alto Tevere e 1.934 in quello dell’Alto Chiascio). Stando alle tabelle pubblicate dalla Usl 1 è stato assegnato un budget di 911.578 euro a 13 diverse strutture private, per un totale di 7.941 prestazioni offerte; cifra che scende a 617 mila per lo sconto del due per cento previsto dalla normativa e per i ticket.
Le prestazioni Oltre 4 mila (4.085) riguardano quelle radiologiche e quasi 1.100 quelle oculistiche, 811 esami ecografia, 926 prestazione neurologiche e così via. Per quanto riguarda i «pacchetti di prestazioni combinate» le manifestazioni d’interesse arrivate «risultano soddisfare – scrive la Usl nella delibera in cui si prende atto degli esiti della procedura – una percentuale minima dell’offerta aziendale proposta»; una situazione da valutare quindi anche sulla base delle indicazioni che arriveranno dalla Regione.
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Budget A livello di budget in vetta alla classifica c’è la clinica Liotti (255 mila euro), seguita da Chirofisiogen e Protos con 220 mila ognuna. Nel complesso, il piano della Regione ha assegnato alla Usl 2,366 milioni di euro per il recupero interno e per l’acquisto di prestazioni dal privato. Per quanto riguarda invece i diversi distretti per quello più popoloso, il Perugino, sono state offerte 3.511 prestazioni, seguito da Alto Tevere (1.592), Alto Chiascio (890), Trasimeno (738), Media Valle del Tevere (583) e Assisi (627).
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Usl 2 Venendo invece all’Usl 2, che aveva appaltato una percentuale più alta della media regionale, nell’avviso si parlava di un fabbisogno stimato di 23.910 prestazioni, delle quali 8.582 nel distretto di Terni, 2.857 in quello di Narni-Amelia, 2.481 nel distretto di Orvieto, 6.158 in quello di Foligno, 3.335 in quello di Spoleto e 497 in Valnerina. Le prestazioni riguardavano radiologia, cardiologia, visite specialistiche di dermatologia, neurologia, oculistica, urologia, pneumologia, urologia e molte altre. Stando alle tabelle pubblicate le offerte riguardano 19.662 prestazioni e, anche in questo caso, a farla da padrone sono radiologia, oculistica e neurologia.
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L’endoscopia Alcuni problemi ci sono per il pacchetto di prestazioni di endoscopia digestiva e radiologiche. La Usl scrive che quattro istanze avanzate dai privati «non soddisfano in alcun modo la domanda di prestazioni presente». La scorsa settimana si sono tenuti degli incontri tra privati, Usl e Regione «per affrontare le numerose problematiche sollevate da parte dei centri privati»; problemi che per ora non sono stati risolti e quindi per queste prestazioni se ne riparlerà tra un po’. Quanto al budget, all’Usl 2 complessivamente sono stati assegnati 2,9 milioni per produttività aggiuntiva relativa al personale dipendente e acquisto dai privati.
Le opposizioni Proprio di liste d’attesa si sono occupati lunedì i consiglieri regionali di opposizione che, parlando di una situazione «fuori controllo», hanno presentato un’interrogazione chiedendo «chiarimenti relativi alla situazione delle liste d’attesa». Un secondo atto ispettivo invece riguarda proprio le manifestazioni di interesse pubblicate dalle due Usl. Per le opposizioni «è evidente l’obiettivo di smobilitazione della sanità pubblica», mentre sulle manifestazioni i consiglieri sottolineano che «non prevedono criteri oggettivi con cui poter effettuare una legittima comparazione qualitativa, anche basata sulla tecnologia di macchinari e apparecchiature in uso dei soggetti privati. Nulla dunque che vada a premiare la qualità delle strutture eroganti i servizi o la storicità dell’attività svolta. Serve dunque un’operazione verità».