
di Maurizio Troccoli
L’ultimo assedio a Tripoli, è raccontato punto per punto da Salem Bunuara, dissidente libico in stretto contatto con i rivoltosi, da anni residente a Perugia. «Tripoli è ormai libera, in Libia è iniziata una nuova storia». Così risponde telefonicamente a Umbria24.it Salem Bunuara, che precisa: «Il punto di svolta è stato l’arrivo in città dei rivoltosi, congiuntamente al ritiro della protezione armata di Gheddafi. Ma anche questi ultimi momenti sono stati segnati dal sangue».
Ci racconti Salem le ultime informazioni che le giungono dalla Libia
«Nelle ultime 24 ore contiamo circa 1.300 morti da entrambi i fronti. L’ingresso a Tripoli è stato accolto dalla gente che ormai non ne poteva più di Gheddafi me che fino ad oggi è stata sotto ricatto della paura di ritorsioni. C’è stata qualche resistenza ma l’ingresso in città è stato più semplice di quanto ci si poteva aspettare. Ora si è diretti in massa verso il centro della capitale. Ma la piazza è già stata raggiunta. Gheddafi ormai è disarmato, è privo anche di risorse finanziarie. C’è stata un po’ di resistenza ma i rivoltosi hanno avuto la meglio anche grazie all’esperienza che hanno acquisito. Non è vero quello che dice qualcuno che il merito dell’operazione dell’assedio di Tripoli è tutto ad opera della Nato. Certo questa ci ha molto aiutato, ma sono stati i giovani libici e i rivoltosi a compiere il grosso delle operazioni»
Ci può raccontare qualche episodio specifico dell’ingresso a Tripoli?
«Mohammed, il figlio di Gheddafi, si è arreso e nel momento in cui ha incontrato i rappresentanti dei rivoltosi per la trattativa una sua guardia personale ha sparato colpendo uno dei ribelli e ammazzandolo. La risposta da parte dei ribelli è stata la seguente: sarà giudicato da un tribunale (Guarda il video dell’arresto di un fedelissimo di Gheddafi a Perugia). Saranno due i crimini che saranno giudicati principalmente: coloro che hanno saccheggiato il popolo libico per decenni, rubando le risorse finanziarie e costringendo un popolo ricco di risorse ad una vita di stenti; e coloro che si sono sporcati le mani con il sangue del popolo».
Quali sono le sue notizie su Gheddafi?
«Ci sono diverse informazioni: c’è chi dice che potrebbe essere diretto verso lo Zimbabwe, l’Angola o il sud Africa paese con cui Gheddafi ha avuto relazioni. Meno credibili le indiscrezioni sulla fuga in Venezuela. Mentre c’è chi ha sostenuto che sarebbe ancora in Libia, nell’ambasciata Venezuelana. Le ultime informazioni però lo indicano a Tripoli, in un ospedale, non nel bunker. Fatto è che ormai non ha via di scampo. Sarà processato da un tribunale. Il popolo non potrebbe mai accettare che gli venga concesso un esilio. Si è vero è stato detto che i rivoltosi hanno ancora proposto di salvargli la vita e c’è chi dice un esilio. Ma non potrà sottrarsi al giudizio di un tribunale libico per i suoi crimini. In questo momento l’attenzione è rivolta a fermare lo spargimento di sangue, quindi si stanno utilizzando tutti gli strumenti che occorrono per tale obiettivo, comprese eventuali ipotesi di trattativa. Ma la certezza è il giudizio di un tribunale».
Ma quali possibilità ha di fuggire da Tripoli nel caso fosse ancora lì?
«Le strade di Tripoli sono tutte chiuse. C’è di più. In questo momento Gheddafi è seriamente ammalato e probabilmente ha perso anche lucidità. Dalle ultime sue dichiarazioni mi sembra un disperato in preda al delirio. Comunque lui ha bisogno di cure e di una costante assistenza medica perchè fortemente cardiopatico. Questo peggiora le possibilità di fuga. Inoltre va detto pure che in questo momento i suoi figli sono nelle mani dei rivoltosi, quindi Gheddafi è facilmente ricattabile. Poi come dicevo non ha più protezione fatto salvo alcuni fedelissimi (guarda il video dei fedeli al rais a Perugia), che sono pochi ormai. I mercenari che gli sono stati al fianco in questi mesi l’hanno totalmente abbandonato. Tra le ragioni di questo abbandono c’è il fatto che ormai da tre mesi non vengono pagati».
Quanto ad altri esponenti del regime quali informazioni ha?
«Abdel El Sanussi, il capo dei servizi segreti libici, braccio destro di Gheddafi è a Sabaha nella regione del Fezzan. In questa regione Gheddafi ha studiato da giovane. Questo sembrava un territorio più ostico a noi, ai rivoltosi. E invece anche qui la gente è passata dalla nostra parte. Altre indiscrezioni mi dicono che già dal mese di maggio un generale di Gheddafi ha chiesto di fare parte dei rivoltosi. Dagli accordi presi con gli esponenti della rivoluzione gli è stata accolta la richiesta a patto che lui restasse lì dove era e fornisse informazioni utili alla rivolta. Così è andata. Ecco questo per indicare la cifra di quanto sta accadendo in Libia»
Abdessalam Jallud, ex braccio destro di Gheddafi è giunto in Italia. E’ stato intervistato in esclusiva dalla Rai. Ha detto che Gheddafi è braccato e che lui è disponibile a dare una mano alla Libia. Che idea s’è fatto?
«Io personalmente non mi fido di Jallud. Lui è da tempo fuori dai giochi politici in Libia. Mi ricordo una sua conferenza a Parigi dove non riusciva ad azzeccare una sola parola. E’ noto il suo consumo di alcol. Pare che lo stesso Gheddafi abbia fatto in modo di tenerlo tranquillo in una villa ormai da tempo»
E invece che idea s’è fatto dell’evoluzione della situazione in Libia?
«Credo in tutta sincerità che gli americani hanno fatto la loro parte e l’hanno fatta bene. Quando l’America è con te sei a posto. Alcuni anni fa se solo sentivo un oppositore parlare in qualche modo contro il regime, già mi sembrava tanto. Per un dissidente come me da anni costretto a stare fuori dal suo paese, che ha subito la persecuzione del regime che è molto peggio della persecuzione della mafia, glielo assicuro, quei segnali apparivano come un grande miracolo. Oggi vedere invece tanta gente che esce allo scoperto, si dichiara contro Gheddafi, abbandona la paura, è una cosa a cui non ci si riesce a credere per quanto sia inconcepibile. Ecco credo che l’America abbia giocato un ruolo opportuno ed importante. Credo che abbia dato garanzie ai giovani». Guarda il video degli oppositori al regime a Perugia
Le sono state fatte proposte per fare parte della futura classe dirigente della Libia?
«Sì, oggi la Libia vive una fase pre-costituente, chiamiamola così. Sono stato invitato ad un incontro in programma a Dubai, da parte di una organizzazione di intellettuali libici presente in quel paese. Sarà un incontro a cui parteciperanno intellettuali, esperti e storici personaggi libici. Molti tra quelli che in questi anni, dissidenti come me, hanno dato una mano alla liberazione del popolo libico. Lì ci confronteremo, studieremo le varie opzioni per il futuro della Libia e valuteremo anche la prima bozza della Costituzione della Libia»
La prima bozza? Quale sarebbe?
«Eccola ce l’ho in mano proprio in questo momento. A me è stata inviata. La considero molto buona. E’ formata da 43 articoli e prevede anche i termini per la fase transitoria della Libia, fino all’assemblea costituente e all’approvazione della Costituzione vera e propria. E’ ovvio che questo documento sarà sottoposto al vaglio di un’assemblea democraticamente eletta, ma i principi di fondo, decisi dalle rappresentanze della liberazione libica sono messi nero su bianco e indicano la direzione di marcia a cui ci metteremo tutti a lavoro. L’articolo uno recita così, provo a tradurre: ‘La Libia è una nazione civile e indipendente, il popolo libico fa parte della nazione araba e l’unità araba è un obiettivo del popolo libico’; il due: ‘La nazione applicherà un sistema democratico fondato sul pluralismo politico, al fine di garantire alternanza politica pacifica al potere. Il popolo è sovrano ed è la fonte delle leggi; il terzo: ‘ L’islam è la religione della nazione. Si prendono spunti dai principi della Shari’a islamica. La lingua araba è la lingua ufficiale con garanzie linguistiche e culturali di tutte le componenti del popolo libico’; il quarto: ‘Tripoli è la capitale politica della nazione. In fase transitoria la capitale amministrativa è Bengasi. Il sistema amministrativo è decentrato’, traduco il settimo: ‘Non è possible esiliare un cittadino libico dal Paese, dal suolo nazionale. Non è possibile proibire ad alcuno di transitare da un posto all’altro della nazione, tranne che per alcune fattispecie di restrizioni’; il 13 conferma un sistema basato sul pluripartitismo, mentre il 12 parla di libertà personale e la definisce ‘sacra’: ‘ non si può arrestare o perquisire alcun individuo se non attraverso espressa decisione di un giudice di un tribunal e democratico’».
Come sta vivendo queste ore?
«Con immensa gioia e fortemente impegnato a dare il mio contributo al mio popolo. Sto raccogliendo medicine per la gente del mio paese. Chi vuole può aiutarci. Basta che mi scrive a questo indirizzo email salem.bunuara@albanetsrl.it»