di Daniele Bovi
Ambiente e smaltimento dei rifiuti in Umbria rappresentano i settori che più si prestano a possibili rischi di infiltrazioni da parte delle mafie. A spiegarlo è stato il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Perugia Fausto Cardella lunedì nell’aula 1 del Dipartimento di Scienze politiche, dove ha aperto il Corso interdipartimentale di educazione alla legalità e alla lotta alla mafia, organizzato dall’Università di Perugia in collaborazione con Libera. Al centro dell’intervento di Cardella, introdotto dal vicerettore Fabrizio Figorilli e dal professor Segatori, proprio il tema delle infiltrazioni mafiose della regione, trattato in modo lucido e senza allarmismi. «Il problema – ha detto il procuratore – non va enfatizzato altrimenti lo si perde di vista, non lo si inquadra bene, anche se questo non significa minimizzare o abbassare la guardia, anzi».
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COMMISSIONE ANTIMAFIA A PERUGIA. VIDEO
Ambiente e rifiuti Secondo Cardella «la tutela dell’ambiente e lo smaltimento dei rifiuti in Umbria sono il primo problema». Il procuratore, reinsediatosi da poco a Perugia, non fa alcun riferimento alle inchieste in corso ma sottolinea che «in special modo lo smaltimento è un’attività che si presta a possibili ingerenze. È molto costosa, tanto che a volte i costi per gli imprenditori sono insopportabili. Ecco perché la legalità, il rispetto delle regole, deve essere reso anche economicamente conveniente». Altri settori che rappresentano un terreno fertile per le mafie sono l’usura («è il tradizionale veicolo di ingresso delle attività criminali, e con esso si movimentano masse notevoli di soldi senza indicarne la provenienza) e la prostituzione, anche se rappresenta una percentuale bassa del fatturato delle mafie.
MIGLIAIA IN MARCIA A PERUGIA. FOTOGALLERY
Inquinamento Queste cercano più che altro «settori – dice Cardella – economicamente più convenienti, e che si presentano con una veste legale». Il movimento di denaro illecito, confermato dalle indagini degli ultimi anni, secondo Cardella «non deve scandalizzare troppo perché avviene in tutte le regioni ma rappresenta un fatto di enorme gravità, dato che inquina l’economia sana». Cardella introduce anche la distinzione tra infiltrazioni e vero e proprio radicamento: se sulle prime, per quanto riguarda l’Umbria, ci sono pochi dubbi, del secondo al momento il procuratore vede «segnali ma – avverte – serve prudenza. Allarme e segnali ci sono, peraltro colti e indagati, ma direi che occorre aspettare il dibattimento relativo alle ultime indagini. Serve un atteggiamento razionale, non enfatizzazioni».
La terapia E soprattutto serve capire come le mafie, «la cui presenza è sempre più evidente», si inseriscono nel territorio in cui sono arrivate da tempo: «Un giorno un capomafia – racconta Cardella – nei primi anni ’90 disse che aveva un punto di riferimento a Perugia ma tutto ciò è fisologico. Le mafie, infatti, si espandono, come a Terni dove venivano comprati i supermercati. Capire come si inseriscono nel territorio è necessario per elaborare una giusta terapia». Ai ragazzi presenti il procuratore generale presso la Corte d’Appello ha voluto anche parlare di quella che chiama una vulgata, ovvero l’idea che la mafia si contrappone allo Stato: «Non si contrappone a esso – spiega – bensì ci entra e ci convive se questo è corrotto. Corruzione e criminalità sono due facce della stessa medaglia».
Una PA sana Da qui l’importanza del nesso, «la strettissima connessione» la chiama Cardella, tra il buon funzionamento della Pubblica amministrazione e le mafie che con essa si relazionano. Un buon funzionamento necessario «specialmente – dice – in territori come questi di accelerata espansione». Una pubblica amministrazione sana che è anche uno dei modi per combattere le mafie e «fare antimafia». Cardella ne individua tre: il primo è la repressione («oggi siamo tutti figli del metodo investigativo creato da Giovanni Falcone che ha dato ottimi risultati nel corso degli anni»), il secondo è continuare a organizzare incontri come quello di lunedì, dato che «la repressione da sola non basta», e il terzo, infine, è rappresentato da uno Stato in grado «di promuovere ordine, lavoro, giustizia sociale e una pubblica amministrazione sana».
Twitter @DanieleBovi