«L’Umbria non ha bisogno di incenerire rifiuti urbani, a guardarci è solo Acea». Ne sono convinti Maurizio Zara, presidente di Legambiente Umbria, Danilo Bellavita, segretario di Cittadinanzattiva Umbria, e Giacomo Porrazzini, presidente dell’associazione Pensare il domani, che così intervengono sulla procedura alle battute finali per il rilascio delle autorizzazioni richieste fin dal 2014 da Acea, nel caso specifico si tratta di una Via coordinata all’Aia, per bruciare 30 mila tonnellate annue di rifiuti.

«Non conviene all’Umbria» Secondo i tre ambientalisti procedere in questo senso rappresenterebbe «un grave danno per gli obiettivi regionali e ancor più per Terni, con una situazione ambientale già gravemente compromessa». Sulla procedura è atteso il parere del Comune di Terni che, giovedì pomeriggio, con il sindaco Leonardo Latini e l’assessore all’ambiente Benedetta Salvati, dovrebbe rendere nota la propria posizione. A poche ore dalle mosse di Palazzo Spada, le associazioni verdi dicono a chiare lettere che «autorizzare l’inceneritore di Terni a bruciare rifiuti urbani non è conveniente per gli umbri ed è sicuramente dannoso, non solo per l’aria e la salute, ma anche per l’economia circolare che la regione sta avviando», si legge in una nota. In questo senso viene ricapitolato il percorso compiuto negli ultimi anni per la raccolta porta a porta dei rifiuti che ha portato, «oltre al miglioramento quantitativo, anche fondamentali miglioramenti nelle analisi merceologiche, e quindi nella qualità dei rifiuti raccolti che più facilmente possono essere gestiti e riciclati».

Obiettivo 50 mila ton nel 2025 Zara, Bellavita, Porrazzini nel merito evidenziano che «se Perugia prosegue il cammino avviato nell’estensione omogenea del porta a porta e se finalmente anche i comuni del folignate e dello spoletino si dotassero di efficienti sistemi di raccolta gli obiettivi regionali che indicano il 72,3 per cento di raccolta differenziata entro il 2020, l’obiettivo di 50 mila tonnellate a livello regionale di rifiuto secco residuo entro il 2025, sarebbe a portata di mano, con il passo successivo che si otterrebbe con la tariffazione puntuale e l’ulteriore superamento di questi obiettivi». Da qui gli ambientalisti evidenziano che, «con questo percorso davanti è inconfutabile, l’Umbria non ha bisogno di incenerire rifiuti urbani, che appare del tutto funzionale alla gestione di rifiuti di altre regioni che non sanno gestire i propri di rifiuti, tra cui in primis la città di Roma».

«Ci guadagna solo Acea» Con l’incenerimento dei rifiuti nell’impianto di Maratta «è evidente – secondo Legambiente, Cittadinanzattiva e Pensare futuro – che a guadagnarci è solo Acea che, grazie allo Sblocca Italia, che consente agli inceneritori di bruciare rifiuti fino al massimo della capacità e senza vincolo di provenienza, non avrà nessun impedimento a sostituire completamente il pulper di cartiera e utilizzare l’impianto ternano per smaltire i rifiuti romani, mentre saranno sacrificate la salute dei ternani e gli sforzi degli umbri per arrivare a una gestione più virtuosa».

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