Sindacati inquilini e pensionati in conferenza stampa a Perugia

Lui, pensionato classe 1925, con un reddito annuo di meno di 7mila euro che, per essersi dimenticato di comunicare la propria situazione economica per tempo, si è visto alzare il canone d’affitto da 40 euro a quasi 400. Lei, pensionata 70enne con una grave malattia, invalida al 100%, con una pensione di 680 euro al mese, un canone di affitto da pagare di 389 e un debito accumulato di quasi 9mila euro, che ora le viene richiesto in rate da 400 euro al mese.

Le due storie Sono due cittadini di Perugia, «entrambi sotto sfratto da parte dell’Ater, l’istuto di edilizia residenziale dell’Umbria». Sono le due gocce che hanno fatto traboccare il vaso e hanno indotto i sindacati degli inquilini dell’Umbria, Sunia Cgil, Sicet Cisl e Uniat Uil, affiancati dai sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, a denunciare, in una conferenza stampa tenuta stamattina a Perugia, «il vergognoso atteggiamento dell’istituto di edilizia popolare».

La denuncia Siamo esterrefatti – hanno detto i sindacati degli inquilini alla stampa – perché ogni giorno dobbiamo confrontarci con persone che vengono da noi e ci raccontano la loro grande difficoltà, lavoratori o pensionati costretti a rivolgersi alla Caritas per i vestiti o per il cibo, che quando vanno a bussare all’Ater o anche al Comune vengono trattati malamente e incontrano un muro di indisponibilità. E poi, arrivano gli sfratti».

L’allarme Un fenomeno, quest’ultimo, che cresce a ritmi sostenuti in Italia come in Umbria, con l’80% dei provvedimenti che arrivano per morosità. D’altronde, fanno notare i sindacati, questa è l’altra faccia della crisi che sta colpendo il mondo del lavoro, è l’altra faccia della disoccupazione e della cassa integrazione, che mette in ginocchio le famiglie. E, intanto, l’edilizia popolare è ferma da 10-12 anni, non si costruisce e non si sostengono gli affitti, con il fondo praticamente azzerato negli ultimi anni.

L’appello «Se non si fa un programma di intervento pubblico serio – avvertono i sindacati – qui si rischia che in poco tempo la tensione sociale esploda e noi, nella nostra trincea quotidiana, già la respiriamo da tempo nell’aria». E allora, i sindacati di inquilini e pensionati chiedono un incontro urgente con Ater e Regione per capire, prima di tutto, cosa è cambiato, in particolare a Perugia (visto che la situazione descritta per Terni è molto diversa, anche se l’Ater è regionale), nella gestione delle emergenze e dei casi più delicati, come quelli descritti sopra.

Le domande «Perché – chiedono i sindacati – non c’è più la disponibilità ad intervenire ad esempio con rateizzazioni più elastiche e sostenibili? Perché i costi degli sfratti sono lievitati con differenze così rilevanti tra le due province? Perché in certi casi il pubblico si sta comportando persino peggio del privato?». Sunia, Sicet e Uniat, assieme ai sindacati dei pensionati Spi, Fnp e Uilp, chiedono dunque un cambiamento immediato, in attesa che a livello nazionale, il prossimo governo, metta mano al problema casa, che in Italia sta diventando sempre più un’emergenza sociale assoluta.

Brutti: fare chiarezza Una vicenda sulla quale il segretario dell’Idv Paolo Brutti vuol vederci chiaro: «Chiedo – scrive in una nota – al presidente della Terza commissione l’immediata convocazione dei vertici dell’Ater dell’Umbria per verificare le gravissime denunce emerse da parte di tutte le forze sindacali. Nel caso fossero confermate soverchierie e ingiustizie chiederò di intervenire con la massima severità per individuare e, nel caso, rimuovere dal loro incarico i responsabili di tali atteggiamenti. Vessare con richieste insostenibili – aggiunge – degli anziani bisognosi e indifesi è un atto odioso che non può essere tollerato. Vista l’unanimità della protesta, che esclude vizi di natura partitica, sarà bene ascoltare contemporaneamente anche i sindacati degli inquilini».

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