«La comunità cristiana, almeno nella sua parte più sensibile, s’è sollevata da certa stanchezza, ha riscoperto la vita di grazia e si è aperta alla solidarietà e all’accoglienza: prima con l’arrivo dei profughi, poi con la venuta degli sfollati da Norcia. La nostra gente umbra non ha mai alzato barricate o muri contro nessuno». È questo uno dei passaggi più significativi dell’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti, tenuta domenica nella cattedrale di San Lorenzo, dove, come nel resto della cristianità, si sono chiuse tutte le porte sante al termine del Giubileo straordinario della misericordia voluto da papa Francesco. Bassetti ha parlato di «un anno carico di eventi significativi, di tragedie umane, ma anche di tanti segni di solidarietà e di amore». E spesso le due cose si intrecciano: «L’esperienza terribile del terremoto – ha detto -, proprio nel cuore del Giubileo, ha messo a prova la serietà della nostra conversione verso gli altri, verso coloro che hanno perso tutto e non hanno più nulla per vivere. E devo affermare, con senso di grande consolazione e di lode al Signore, con quanta generosità e apertura di cuore stanno rispondendo le nostre parrocchie e i nostri gruppi ecclesiali alle emergenze di questi mesi».
Perugia «È il segno – ha aggiunto – che l’amore di Dio che abbiamo sperimentato nel Giubileo è maturato in noi e sta portando frutto. Anche un nostro sacerdote vive da quasi un mese in una tenda con i terremotati ad Amatrice, come pure un coppia di sposi novelli ha dato disponibilità in tal senso. Ed io domenica scorsa li ho benedetti nella loro comunità. È da queste esperienze di amore concreto che può nascere e svilupparsi quel senso forte di comunità e di Chiesa… che passa per gli snodi della famiglia, dei giovani e dei poveri». Chiusa la porta santa Bassetti guardando indietro vede un anno «formidabile sul piano della grazia, i cui esiti sono noti soltanto a Dio e, in qualche misura, ai confessori, che nei mesi scorsi, nei nostri santuari, hanno visto avvicinarsi molti fedeli al sacramento della riconciliazione. Sul piano della partecipazione del popolo cristiano lungo le vie di pellegrinaggio, come segno di una volontà di penitenza e di conversione, abbiamo visto tanti fedeli confluire qui nella chiesa cattedrale, ma anche nei grandi e piccoli santuari umbri, dove da secoli si annuncia la buona novella della misericordia del Signore. Come non ricordare poi il grande pellegrinaggio regionale a Roma, il 22 ottobre scorso, con 7.500 partecipanti in occasione del quale il Santo Padre ci ha esortati tutti a testimoniare l’amore di Dio “verso i fratelli, particolarmente agli esclusi e ai lontani». Nelle prossime settimane proseguirà, insieme al vescovo ausiliare Paolo Giulietti, la visita pastorale di Bassetti nel territorio della diocesi coda da fare «il punto sulla situazione»; visite utili «anche per rilanciare tante virtù nascoste del popolo cristiano, cui è tempo di chiedere la trasparenza della propria identità e di viverla senza paura, dinanzi ad un mondo disposto a credere più ai “testimoni che ai maestri”».
FOTO: LE CERIMONIE A PERUGIA, TERNI E SPOLETO
Spoleto A Spoleto il Giubileo si è concluso in Duomo con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Renato Boccardo. Tantissimi i fedeli accorsi in Duomo da ogni zona della diocesi, nonostante il freddo pungente e la paura del sisma che ancora ha le meglio. E il primo pensiero del vescovo è stato per i «nostri fratelli e le nostre sorelle terremotati». In Duomo c’erano rappresentanti delle parrocchie più colpite dal sisma, Norcia, Cascia e Preci e al momento dell’offertorio i rappresentanti delle Pievanie hanno recato all’altare doni destinati a sostenere materialmente gli abitanti delle due Pievanie della Valnerina che devono affrontare le conseguenze del sisma. È stato un segno della fraternità e condivisione delle comunità parrocchiali della Diocesi con questi fratelli e sorelle: «Le sventure ci saranno sempre, perché fanno parte integrante della storia umana, non le ha portate Gesù; ciò che Gesù ha portato è piuttosto la possibilità di vincerle mediante la fede nel suo nome. Non possiamo tuttavia misconoscere che questo ci mette davanti una verità assai austera: “Non resterà pietra su pietra”. In un qualche modo, è la lezione che possiamo trarre dai tragici eventi del terremoto che continua a ferire in modo così violento e devastante le nostre terre e le nostre vite. Di fronte a questi accadimenti misteriosi e tumultuosi, preghiamo perché lo scoraggiamento non abbia il sopravvento».Chiusa la Porta Santa il vescovo ha detto: «Rimane aperta perché i figli della Chiesa, attraversandola in uscita vadano incontro agli uomini loro fratelli e al mondo con i gesti di un amore misericordioso e compassionevole». Per questo motivo, al termine della messa, il presule, i preti e i fedeli sono usciti dalla Porta Santa per ricevere sul sagrato del Duomo il mandato ad essere testimoni e operatori di misericordia. «Noi – ha affermato monsignor Boccardo- interpreteremo come primo frutto di questo Giubileo la partecipazione convinta e generosa al dolore e alla prova dei fratelli, come se Gesù ci dicesse: “Ero terremotato e mi hai aiutato. Con il coordinamento della Caritas diocesana, vogliamo dunque iniziare un cammino di prossimità e di gemellaggio con le comunità delle zone di Norcia e di Cascia, per portare a quella gente consolazione e speranza».
Terni Cattedrale gremita di fedeli anche a Terni per la chiusura della porta santa della diocesi che comprende anche Narni e Amelia. A officiare la celebrazione il vescovo Giuseppe Piemontese: «Questa celebrazione vuole esprimere nella gioia il ringraziamento per l’Anno Santo straordinario che si conclude anche se non scriviamo la parola fine bensì incidere nella mente e nella memoria della Comunità le parole gratitudine, ringraziamento e perdono». In questa ottica di misericordia vissuta e sperimentata il presule ha invitato ad aprire il cuore alla speranza per il futuro: «Insieme siamo decisi a rimodellare il volto della nostra Chiesa e a conformarla ai lineamenti scaturiti dal Concilio Vaticano secondo. Ora ci apprestiamo a riprendere il cammino della quotidianità con il cuore e l’abito della misericordia. Credo che la nostra diocesi debba riprendere con decisione e sistematicità gli orientamenti della Cei per l’annuncio e la catechesi in Italia, attualizzandoli e confrontarli con i cambiamenti culturali e sociali dei nostri giorni. Non solo i ragazzi, ma l’intera comunità diocesana, adulti, giovani e ragazzi, sia chiamata a percorrere la strada della Iniziazione alla fede, alla vita di Cristo e della Chiesa». E infine un’esortazione a vivere sempre con intensità e impegno le opere di misericordia attuali «la solidarietà con i terremotati, l’accoglienza dei profughi e dei migranti, la sollecitudine per le povertà del nostro territorio e quella generale dalla globalizzazione, l’attenzione alle missioni e al Terzo mondo. Sosteniamo le opere segno della Diocesi, quelle avviate quest’anno o in essere da tempo».