Candele accese come una veglia funebre e un discorso forte in piazza della Repubblica, per ricordare le vittime di transfobia, nella giornata a loro dedicata. Omphalos Lgbtqi, con il suo gruppo T*, porta in piazza il dolore di chi continua a vivere, ricorda chi non c’è più, ma non si lascia abbattere e lancia un grido: «Lottiamo oggi come ogni altro giorno. La violenza sistemica deve finire».
I numeri «Una giornata per non dimenticare – dice Andrea, in rappresentanza del gruppo al microfono – per tenere a mente i paletti fermi che ci servono per andare avanti. Paletti che ci ricordano come nonostante una lotta incessante, i risultati tardano ad arrivare. Anzi, dove l’unica cosa che continua ad aumentare sono i numeri delle persone trans* che perdono la vita in modo non naturale». I dati dell’associazione Transgenere Acet riportano che soltanto nel 2022, sono 381 le vittime di transfobia del mondo. «Il che significa che più di una persona trans* al giorno perde la vita – aggiunge – dal 2008, più di 5.000 persone trans* hanno perso la vita».

Rabbia Nei giorni in cui si assite a livello nazionale all’ennesima narrazione dell’amore tossico che uccide, Omphalos ribadisce che le persone non sono oggetti. Non importa il loro genere o orientamento sessuale. E la responsabilità, dicono, va alla «società che ci vuole schiacciati fino allo stremo delle forze, per colpa di altre persone che, con una violenza inaudita, pensano di poter disporre della nostra vita come oggetti. Siamo esseri umani, dotati di sentimenti, di emozioni, di una vita che deve essere rispettata come quella di chiunque». Una rabbia che si rivolge anche contro la stampa, accusata spesso di deumanizzare le vittime. «Restano numeri, corpi morti da contare – continua Andrea al microfono – come se fossero delle pedine di una partita a scacchi. Ma ogni numero era una vita, meritevole di dignità e di rispetto».

In Italia Una violenza sistemica, dicono, che deve finire: «Oggi, come in ogni altro giorno dell’anno, noi lotteremo, non arretreremo di un passo davanti a questa atrocità. Uniti contro un mondo che deve cambiare, una società che deve rinnovarsi». Poi, si leggono i nomi delle vittime di transfobia ed è impossibile mantenere ferma la voce. «Solo quest’anno – continua Andrea – in Italia, sono sei le vittime di transfobia. Non ci dimenticheremo di persone come Bruna, morta suicida, di Chiara e Veronica, suicide perchè il peso dell’oppressione era troppo. Di Marta, accoltellata, e di Naomi, strangolata. Non vogliamo più essere numeri di una cronaca nera. Noi pretendiamo una vita dignitosa e rispetto, un lavoro, una casa, gli affetti, come qualunque persona etero cis. E non lasceremo indietro il ricordo, seppur doloroso, di quanto l’odio possa distruggere una vita umana».