Sono stati i familiari di Antonio Borgognoni, nato a Lisciano Niccone, Feliciano Canafoglia, nato a Foligno, Gino Minelli e Cesare Radicchi, nati a Gubbio e Armido Sirci, nato ad Assisi, a ricevere venerdì nel Satuario della Spogliazione di Assisi, in occasione delle celebrazioni per la Giornata della memoria, le medaglie d’onore «ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra».
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La cerimonia La mattinata si è aperta con i saluti di Marina Rosati, ideatrice e curatrice del «Museo della Memoria, Assisi 1943-44», che ha invitato «a non essere indifferenti: intolleranza, bullismo, mancanza di rispetto sono aspetti ancora presenti in contesti quotidiani: conoscendo quello che è stato e il coraggio di tante persone e il bene che hanno fatto, anche i nostri ragazzi possono respingere questi atteggiamenti». «Andiamo avanti tutti con il coraggio e l’ispirazione di questo luogo bello e importante – ha detto poi il vescovo della diocesi, monsignor Domenico Sorrentino a proposito del Santuario – che ha fatto la nostra storia. È bello che stamattina qui ci siano tanti Comuni e tante istituzioni rappresentati: è il simbolo dell’Umbria accogliente alla quale il mondo guarda».
Conoscere e ricordare «Assisi – ha commentato la presidente della Regione Donatella Tesei – sia un luogo simbolico dove celebrare questa giornata così importante: conoscere e ricordare è necessario per non commettere più errori che sono stati un marchio indelebile nella storia dell’umanità». La sindaca Stefania Proietti ha invece sottolineato che «è un dovere di tutti coltivare la memoria della nostra storia, del nostro passato. Assisi non rimase indifferente, e, grazie all’impegno di tanti Giusti, tra religiosi e laici, personalità di spicco e gente comune, riuscì a salvare centinaia di vite». Concetti sui quali è tornato anche il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco: «È sempre bene – ha detto – vigilare su questi fenomeni ma anche riflettere: non ci si deve mai stancare di ricordare quello che è stato».
Sentinelle In particolare agli alunni di una scuola elementare si è rivolto il prefetto Armando Gradone, che li ha invitati a essere delle «sentinelle contro comportamenti, come antisemitismo, razzismo, violenza sulle donne, la tratta degli esseri umani, che ledono la dignità umana, caposaldo fondamentale della nostra civiltà. La tragedia della Shoah – ha detto Gradone – ha creato delle riserve morali che mettono al centro la dignità dell’uomo, un concetto che ritroviamo in moltissime costituzioni e ordinamenti dei Paesi democratici. Il nostro Paese deve ricordare i nostri eroi, persone che non hanno voluto piegarsi all’ordine di schierarsi: hanno avuto coraggio e non era così scontato, perché si rischiava la vita».
Perugia E i giovani sono stati protagonisti anche a Perugia, dove alla Sala dei Notari si è tenuto l’incontro, organizzato dal Comune in collaborazione con l’associazione Italia-Israele sezione di Perugia, l’associazione Progetto Memoria, l’IIS Cavour-Marconi-Pascal e la scuola dell’Infanzia Montessori, dal titolo «I bambini e le leggi razziali del 1938». Tra i relatori Elena Vitale e Aldo Luzzato della comunità ebraica di Milano a Sandra Terracina e Claudia Finzi Orvieto dell’associazione Progetto Memoria. Ad aprire i lavori è stato quindi l’assessore alla cultura Leonardo Varasano che ha parlato di «intensa mattinata di riflessione», per poi aggiungere che «tutti noi siamo chiamati a fare memoria». «Oggi – ha aggiunto – abbiamo la terribile consapevolezza che, a decenni di distanza da quei tragici eventi, corriamo il pericolo di non avere più a disposizione voci vive di chi ha vissuto sulla sua pelle l’olocausto. Dobbiamo quindi diventare noi eredi di queste persone e delle loro memorie».
I bambini La presidente dell’associazione Italia-Israele sezione di Perugia, Maria Luciana Buseghin, ha sottolineato che l’evento della Notari è dedicato soprattutto ai giovani, profondamente colpiti dalle leggi razziali del 1938 quando persero la possibilità di imparare, di giocare, di frequentare i loro amici. Una tragedia assoluta che i bambini sentirono sulla loro pelle, amplificata dalle tensioni e dall’ansia dei genitori, privati di ogni diritto. Buseghin ha rivolto quindi un invito alla città, affinché si avvii un percorso di studio per conoscere i nomi dei tanti bambini che a Perugia furono esclusi dalle scuole per via delle leggi razziali.