Giornale dell'Umbria

di D.B.

Tra la vecchia e nuova proprietà del Giornale dell’Umbria, ormai in liquidazione e che a partire dal 31 gennaio ha sospeso le pubblicazioni, è guerra di numeri mentre i lavoratori, dai poligrafici ai giornalisti fino ai collaboratori, preparano una serie di proteste sotto le sedi delle istituzioni e sotto quelle eugubine della vecchia proprietà. In una lettera resa nota martedì dal Comitato di redazione del Giornale, l’avvocato perugino Luciano Ghirga per conto della famiglia Colaiacovo, di Ernesto Cesaretti, di Vincenzo Bianconi e di Gianbaldo Traversini, scrive agli attuali proprietari che «l’affermazione della esistenza di un “buco” nel bilancio al 31.12.2014 è palesemente contraria al vero e gravemente lesiva della reputazione dei miei assistiti». Perciò Ghirga chiede «immediata rettifica e smentita». Al centro c’è la delibera con la quale il Giornale è stato messo in liquidazione («sulla cui legittimità – sottolinea l’avvocato – mi riservo espressamente ogni ulteriore e più approfondita valutazione») e i 536 mila euro relativi al Tfr dei lavoratori, che secondo i nuovi proprietari non ci sono.

LA LETTERA DI GHIRGA
I VECCHI PROPRIETARI: «NOI IN BUONA FEDE»

Battaglia sul Tfr Ghirga spiega che nel bilancio approvato ad agosto 2015 proprio tra le passività c’è indicato il Tfr, quindi «l’obbligo di legge è stato pienamente assolto»; una posta che ha portato il passivo finale del 2014 a quota 626 mila euro, «interamente ripianato dai soci». Una situazione della quale il nuovo l’amministratore unico Incarnato «era pienamente al corrente» come scritto nell’atto di cessione. Altro punto «infondato e pretestuoso» secondo Ghirga quello del patto parasociale a proposito degli accrediti che i vecchi soci, stando alla delibera di cessione, avrebbero dovuto fare ai nuovi «per supportare le esigenze» del Giornale. In tutto 320 mila euro secondo Incarnato chiesti ma mai versati. Niente di vero secondo Ghirga che cita l’atto integrativo della cessione in cui si spiega che l’impegno dei vecchi soci, in caso di un saldo negativo rispetto a quanto indicato nei prospetti e comunque non oltre la fine del 2015, era quello di anticipare il pagamento delle rate relative ai contratti pubblicitari. E così, sottolinea l’avvocato, è stato: «In nessun atto – scrive Ghirga – risulta un obbligo a carico dei cedenti di ripianare un deficit relativo alla gestione». In più, alla fine, si chiedono indietro oltre 60 mila euro «risultando l’avvenuto incasso dei contributi per l’editoria».

LIQUIDAZIONE È UNA PAGINA NERA PER L’IMPRENDITORIA LOCALE
LA CONFERENZA STAMPA DEI GIORNALISTI: «MORTE ANNUNCIATA»

Il Cdr chiede chiarezza Uno scambio di carte bollate sul quale il Cdr «si trova costretto a lanciare l’ennesimo allarme» e sul quale chiede che venga fatta «al più presto chiarezza e si ricorda, sia alla vecchia sia alla nuova proprietà, che il Trattamento di fine rapporto è un diritto inalienabile dei lavoratori e deve essere corrisposto nei tempi previsti dalla legge». In più i lavoratori, ai quali è stato pagato lo stipendio di dicembre, denunciano il mancato versamento di quanto dovuto ai collaboratori: «Si tratta – dicono – di colleghi che hanno lavorato fino all’ultimo giorno di uscita del quotidiano e che, in maniera del tutto arbitraria, vengono praticamente ignorati dal liquidatore». Venerdì ci sarà il tavolo di crisi in Regione e lì il Cdr spera che arrivino risposte precise sulla vicenda Tfr ma anche sul «pagamento del mancato preavviso per i licenziamenti di gennaio (compresa la mensilità di gennaio) e di tutte le spettanze che devono essere ancora corrisposte al personale del Gdu».

LA DELIBERA DI LIQUIDAZIONE E LA VICENDA TFR

Manifestazioni I lavoratori del quotidiano poi rendono nota anche la proposta di affitto della testata avanzata dalla attuale proprietà (una via peraltro tentata anche da parte dei vecchi soci): i giornalisti dovrebbero costituire una cooperativa e versare 10 mila euro al mese di affitto (i primi sei mesi sono gratis) «per continuare ad editare un quotidiano – spiegano – senza struttura pubblicitaria, senza contributo pubblico e senza una sede. Una proposta che il Cdr ha già respinto un mese fa ritenendo che si tratti di un altro tentativo di far ricadere colpe per la mancata prosecuzione dell’attività editoriale e costi sul personale giornalistico e poligrafico di Geu1819 per continuare un’avventura illusoria. Per tenere alta l’attenzione sulla vicenda, tutt’altro che conclusa, il personale annuncia inoltre che sta preparando una mobilitazione che prevede una protesta dei lavoratori sia sotto le sedi istituzionali umbre sia presso le sedi eugubine della vecchia proprietà».

Twitter @DanieleBovi

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