Finale di 2015 amaro per tutti i lavoratori del Giornale dell’Umbria, in piena crisi dopo che il Giornale questa estate è stato venduto dalla famiglia Colaiacovo e dagli altri imprenditori umbri a Giuseppe Incarnato. Poligrafici e giornalisti infatti nel giorno di Santo Stefano hanno annunciato attraverso il Comitato di redazione altri due giorni di sciopero (sabato e il primo gennaio) dopo quelli dei giorni scorsi «a causa del permanere di una difficilissima situazione economico-finanziaria, gestionale e organizzativa della testata, con tutto quello che ne consegue rispetto a carichi di lavoro eccessivi a scapito della qualità. Il personale giornalistico e poligrafico esprime nuovamente grande preoccupazione per l’estrema incertezza circa le sorti del giornale e dei suoi dipendenti. Il Cdr ricorda che gli stipendi di novembre e le tredicesime sono stati pagati in ritardo senza alcuna comunicazione da parte dell’azienda. Unica giustificazione fornita dall’azienda riguarda il ritardo nel versamento del contributo statale all’editoria; contributo al quale il nuovo editore ha prontamente, e inspiegabilmente, rinunciato appena preso possesso della testata ad agosto. Nessuna certezza è stata fornita sulla corresponsione degli stipendi di dicembre».
Liquidazione Sullo sfondo, come spiega il Cdr, c’è anche lo spettro del licenziamento di 12 giornalisti «al momento in regime di contratto di solidarietà per contenere 5 esuberi, e di buona parte del personale poligrafico. Per quanto potuto appurare, al momento, non ci sono state adesioni alla ricapitalizzazione da 10 milioni di euro da parte di imprenditori e finanziatori, quindi l’azienda, informalmente, ha iniziato a discutere della possibilità di liquidare la società editrice Geu1819 al termine del fundraising il 14 gennaio del 2016. Una decisione che lascia tutti perplessi a fronte di quanto affermato dall’editore, nel corso di un incontro ufficiale con il Cdr, il quale aveva assicurato che avrebbe ripianato qualsiasi manchevolezza nel bilancio. Il Cdr ricorda come sin dal mese di settembre abbia contestato scelte editoriali che hanno portato alla diminuzione delle copie vendute in edicola del quotidiano, unica fonte certa di entrate, e alla dispendiosa produzione di periodici con un rapporto costi-ricavi assolutamente insostenibile per qualsiasi azienda editoriale».
Promesse mancate «Il Cdr – è detto ancora nella nota – precisa, ormai da mesi, che non è mai stato presentato un piano editoriale che illustrasse le strategie aziendali a lungo termine e che molte delle iniziative sono state avviate senza la previa consultazione del Cdr, come prevede il contratto nazionale di lavoro. Il Cdr ha espresso la propria contrarietà al licenziamento dei collaboratori che per anni hanno dato valore al Giornale dell’Umbria coprendo i territori delle due province e della città maggiori dell’Umbria. Collaboratori allontanati con una mail dall’oggi al domani. Depauperando ulteriormente il prodotto editoriale quotidiano. A fronte di questa situazione l’azienda ha continuato a parlare di assunzioni effettuate e di investimenti in infrastrutture tecnologiche che, ad oggi, nessuno ha mai visto. Come, d’altronde, la nuova sede: annunciata già ad agosto, ancora non è stata individuata e tanto meno si intravedono tempi certi per il trasferimento».