Una spaccata ai danni di una sartoria di Perugia (foto F.Troccoli)

di Dan.Bo.

In Umbria il numero di furti ai danni di negozi e botteghe è, in proporzione, inferiore alla media del resto del paese ma in tre casi su quattro non si scopre l’autore. Sono questi due dei dati più rilevanti che emergono dall’indagine dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. Un fenomeno, quello di furti, spesso al centro della cronaca come dimostrano i casi degli ultimi giorni; ad esempio quello di Perugia, dove un negozio di via Fonti Coperte è stato messo nel mirino dei ladri per due volte in pochi giorni.

I numeri Nel complesso secondo i dati Istat relativi al 2021, anno in parte segnato dalle restrizioni Covid, in Umbria sono stati denunciati 676 episodi di furto, 78,4 ogni 100 mila abitanti; un dato inferiore alla media nazionale (96,1) e che vale il nono posto in classifica. Davanti all’Umbria ci sono infatti Liguria (144,8 furti ogni 100 mila abitanti), Emilia Romagna (142), Lombardia (139), Piemonte (123), Toscana (118), Lazio (115), Trentino (105) e Veneto (92). In fondo alla classifica invece ci sono tutte le regioni del Sud, che oscillano dal 55,8 dell’Abruzzo al 19,9 della Basilicata.

Le regioni Per quanto riguarda invece la percentuale di furti di cui durante l’anno non si è scoperto l’autore, l’Umbria con il 73,8 è in vetta alla graduatoria insieme alle Marche, che presentano valori di poco superiori alla media nazionale (72,3 per cento). Andando a guardare invece i dati provinciali, Perugia si colloca al 41esimo posto con 83,8 furti ogni 100 mila abitanti mentre Terni è al 62esimo con 62,5. In vetta, invece, ci sono la provincia di Milano con 222,8, seguita da Parma (194,5), Bologna (186,9), Rimini (186,5) e via via tutte le altre fino a Potenza (19,7), Agrigento (18,3), Enna (14,7) e Nuoro (13,7) che chiudono la classifica.

Un grosso problema «Furti e spaccate – scrive Cgia – continuano a essere un grosso problema per tanti commercianti e altrettanti artigiani. Stiamo ovviamente parlando di reati contro il patrimonio che sono stati denunciati dalle vittime alle forze dell’ordine che, si stima, costino alle attività economiche attorno ai 3 miliardi di euro all’anno». «La difficoltà di consegnare alla giustizia coloro che si sono resi responsabili di questi illeciti – aggiunge l’ufficio studi – sta diventando ormai cronica e, probabilmente, sta “condizionando” anche le statistiche. Non è da escludere, infatti, che la riduzione del numero delle denunce registrato negli ultimi anni prima dell’avvento del Covid, non sia riconducibile a una ritrovata sicurezza, ma a un atteggiamento di sfiducia delle vittime nei confronti delle istituzioni che li “spinge” a non denunciare alle autorità giudiziarie il danno subito».

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