Cerimonia in consiglio

«Le istituzioni non possono essere teatro di beghe interne a gruppi e partiti, ma luogo di confronto per dare risposte a grandi e piccoli problemi della comunità. C’e’ bisogno che ogni consiglio comunale svolga con responsabilità l’impegno assunto, facendo prevalere sempre l’interesse generale della comunità». Con queste parole il sindaco Nando Mismetti ha celebrato il 70mo anniversario del primo consiglio comunale di Foligno, la massima assemblea cittadini presieduta da Alessandro Borscia e che proprio in queste settimane sta vivendo una fase piuttosto burrascosa a causa della crisi di maggioranza.

Il primo consiglio comunale E le parole del sindaco non sono casuali e arrivano alla presenza della vicepresidente della Camera dei deputati, Marina Sereni, e della presidente del consiglio regionale, Donatella Porzi, che si sono strette insieme all’organismo rappresentativo 70 anni dopo il primo insediamento in assoluto. Era il 24 aprile del 1946 e sullo scranno più alto sedeva il sindaco Italo Fittaioli, tutti intorno 40 consiglieri eletti tra fila di cinque partiti: Pci (7.942 voti), Dc (6.470 voti), Psi (5.062 voti), Pri (2.760 voti) e Pli (607 voti). Tra i primi consiglieri comunali c’erano operai, studenti, avvocati, contadini, insegnanti, imprenditori, ferrovieri, impiegati, tipografi, artigiani. Una volta eletti, per entrare in Consiglio comunale, secondo quanto previsto dalla legge, era necessario sostenere la prova dell’alfabetismo, tanto che l’elezione di uno dei consiglieri non venne convalidata.

Settant’anni di assemblee Tra i consiglieri comunali, però, c’erano personalità che negli anni successivi «svolsero ruoli importanti al livello locale e nazionale tra cui Giuseppe Salari, Luciano Radi, Benedetto Pasquini, Sante Brinati. Il primo consiglio comunale – ha continuato il sindaco – pur operando in un contesto di grandi difficoltà, grazie alla tenacia e alla levatura morale di tanti suoi protagonisti, tracciò la strada per fare in modo che Foligno si risollevasse dalle rovine della guerra. Erano tempi difficili, ma in cui c’era l’entusiasmo di ricostruire. Ora viviamo tempi di forte disagio e di difficoltà, ma anche di grandi cambiamenti e opportunità – ha detto ancora il sindaco – e c’è bisogno di maggiore responsabilità e più senso di appartenenza, impegni e ruolo devono essere assunti per servire la comunità, mentre troppo spesso assistiamo a consigli comunali rinviati per mancanza del numero legale».

Mismetti e la crisi Poi le parole del sindaco Mismetti assumono il sapore del richiamo mirato: «Tutti i consiglieri comunali eletti hanno il dovere di contribuire al buon funzionamento degli organismi, è così che si fa il bene della comunità perché – dice – per governare occorre spirito di servizio, nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori. Se questo dovesse venir meno, ognuno deve assumersi responsabilità politiche e individuali, specie in questo momento difficile, segnato da una crisi generale. Al tempo stesso, le istituzioni hanno il dovere di recuperare il loro ruolo primario: dare risposte ai bisogni delle persone e garantire coesione sociale. Per superare il periodo storico che stiamo vivendo, dobbiamo riscoprire e promuovere quei valori e principi che animarono il primo Consiglio comunale di Foligno. Liberta’, democrazia, uguaglianza».

Porzi e Sereni Alla cerimonia hanno anche partecipato due classi di studenti che poco dopo hanno ascoltato l’intervento della presidente Porzi, che ha invece posto l’accento sul ruolo importante svolto dalle donne a Foligno «a partire da quando è ricominciata l’esperienza della democrazia», mentre la vicepresidente della Camera dei deputati ha affermato: «Oggi, come 70 anni fa, il consiglio comunale rappresenta il cuore della comunità. Allora si scelse di ricostruire a partire dalla dimensione comunale per riavvicinare la popolazione alle istituzioni». Nel processo di crescente impegno delle donne in politica, La Sereni ha osservato che «c’è voluto molto tempo perchè le donne assumessero un ruolo nelle istituzioni parlamentari. Basti pensare che solo nel 1976, con Tina Anselmi, una donna ha fatto parte del governo, e solo tre anni dopo Nilde Jotti è diventata presidente della Camera dei deputati».