di Daniele Bovi

Presunti «comportamenti illeciti» e altrettanto presunte «responsabilità amministrative per danno erariale» delle precedenti gestioni. È quanto evidenza il commissario liquidatore delle ex Comunità montane umbre, Fabrizio Vagnetti, nel piano di liquidazione consegnato settimane fa alla giunta regionale. «Nella ricostruzione delle vicende che hanno interessato le attività di liquidazione delle soppresse Comunità montane – scrive la giunta – il commissario evidenzia supposte irregolarità gestionali connesse alla responsabilità dei precedenti commissari liquidatori e in qualche caso di dipendenti pubblici».

Il parere Uno scenario di fronte al quale Palazzo Donini ha incaricato l’Avvocatura regionale di mettere nero su bianco un parere nel quale, in sostanza, si ricorda l’obbligo – in caso si fosse a conoscenza di eventuali reati – di denunciare in modo circostanziato il tutto alla Procura della Repubblica e a quella regionale della Corte dei conti. Una magistratura contabile che, secondo quanto emerge dai documenti della giunta, avrebbe già avviato alcune azioni di responsabilità.

Due scenari Al netto di quanto segnalato da Vagnetti e di eventuali sviluppi futuri, bisognerà pensare ora al percorso di liquidazione. Il documento tratteggia il quadro delle singole Montane, dai beni di proprietà ai procedimenti pendenti fino alla gestione ordinaria e non solo. Nel complesso, si parla di un valore di realizzo aggregato negativo per oltre 8,4 milioni di euro. Vagnetti prospetta due scenari: un’ipotesi di liquidazione attraverso la legge regionale attuale (la 18 del 2011) o una modificando la normativa. Salvo queste ultime, per ora si procederà senza toccare la legge 18.

Beni e liquidità  Il primo scenario prevede il trasferimento dei beni (a titolo oneroso) alla Regione o all’Agenzia forestale, evitando così la dismissione a prezzi di asta e tutelando il patrimonio pubblico. In questo modo si potrebbe portare a termine il percorso di liquidazione che riguarda le ex Montane Alta Umbria, Subasio, Onat e forse quella della Valnerina. Con il secondo scenario invece attraverso una modifica della legge 18 verrebbero conferite in un fondo anche le liquidità; questo, secondo il commissario, permetterebbe di accorciare i tempi e di arrivare a una serie di accordi con le banche relativi a una parte del debito, nel tentativo di coprire l’intero disavanzo e di non trascinare in mezzo i Comuni.

Trasimeno I problemi più gravi, e ben noti da anni, riguardano l’ex Montana del Trasimeno-Media valle del Tevere, dove c’è una vera e propria voragine nei conti. Nel documento del commissario si parla delle notevoli difficoltà che ci sono nel riscuotere i crediti, quelle derivanti dai contenziosi e dalla vendita di alcuni beni. La tesoreria è stata pignorata ormai nel 2016 e da allora non è stato più possibile pagare fornitori, rimborsare finanziamenti e così via. Su tutti i beni hanno logicamente avanzato pretese i creditori e, non essendoci liquidità, non c’è neanche la possibilità di opporsi in giudizio o di tentare qualche accordo stragiudiziale.

Comuni a rischio In caso i beni fossero venduti all’asta, ovviamente a prezzi ridotti, solo una parte dei creditori verrebbe soddisfatta e, come previsto dalla legge regionale, la zavorra rimanente passerebbe in capo ai Comuni, tra i quali verrebbe ripartito un debito che «risulterebbe decisamente insostenibile per i rispettivi bilanci – scrive il commissario – causando probabilmente il default». Scenario contro il quale i Comuni della zona si battono da anni. Stando ai conti di fine 2016, il disavanzo all’epoca ammontava a quasi cinque milioni e oltre a questi ce n’erano altri 10,6 relativi a mutui.

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