Gli uffici della Regione al Broletto (foto ©Fabrizio Troccoli)

di Daniele Bovi

I dipendenti della Regione dovranno «evitare di speculare su qualsiasi evento o notizia che la Regione Umbria non abbia ufficialmente annunciato», mentre un cittadino che deciderà di commentare un post dovrà evitare «reclami o segnalazioni». Sono queste alcune delle regole della social media policy approvata dalla giunta regionale nei giorni scorsi; un documento che si rivolge ai dipendenti e in generale a tutti coloro che interagiscono con i profili Facebook, Twitter e YouTube di Palazzo Donini.

I dipendenti Per quanto riguarda gli oltre mille lavoratori della Regione le sei pagine della policy dettano regole relative anche ai profili privati. «Fughe d’informazioni potenzialmente in grado di ledere gli interessi dell’Ente – è detto a proposito dell’opportunità di evitare di “speculare sui rumors” non saranno permesse». Più in generale, valgono le prassi già adottate in altre realtà: i dipendenti dovranno «essere attenti a come ci si presenta», assicurandosi che «il contenuto associato al dipendente non sia lesivo dell’immagine aziendale».

IL DOCUMENTO APPROVATO DALLA GIUNTA

Gli utenti «Come minimo – è detto ancora – si consiglia vivamente di includere un disclaimer simile al seguente: “le opinioni su questo profilo sono mie e non rappresentano le opinioni o le posizioni della Regione Umbria”». E poi ancora: i lavoratori dovranno «salvaguardare l’immagine della Regione» evitando di diffondere contenuti che ledano l’immagine o l’onorabilità di cittadini, colleghi o dell’amministrazione. Oltre a ciò bisogna rispettare utenti o colleghi, compresa la loro privacy (ad esempio non diffondendo foto senza avere il permesso delle persone coinvolte), proteggere le informazioni riservate e no diffondere documenti interni e, infine, attenersi al rispetto del copyright.

Le regole A sorvegliare i profili di Palazzo Donini, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18, è un Comitato di redazione che dovrà far rispettare la policy anche nei confronti degli utenti che interagiscono. A questi ultimi viene chiesto di utilizzare «un linguaggio orientato al rispetto altrui», e quindi non saranno ammessi insulti e parolacce, forme di discriminazione, post con dati personali, violazioni del copyright, «sollecitazioni commerciali», messaggi non pertinenti all’argomento (i ben noti off topic), quelli «a contenuto politico o propagandistico», spam e così via. Compito del Comitato sarà quello di leggere e moderare i commenti e, in caso, rimuoverli, con la possibilità anche di bannare gli utenti e di segnalarli alle forze dell’ordine. «In nessun caso» poi le pagine social «possono essere utilizzate per reclami o segnalazioni, per i quali è attivo l’Ufficio relazioni con il pubblico».

Opposizioni all’attacco La delibera della giunta viene criticata duramente dalle opposizioni, che chiedono alla giunta di ritirarla. Il portavoce delle minoranze, Fabio Paparelli, parla di un documento che «intende di fatto limitare la libertà di espressione e di critica dei propri dipendenti così come quella dei rappresentanti istituzionali». «La stessa policy – aggiunge – prevede addirittura l’istituzione di un Comitato di redazione (di cui faranno parte anche i membri di un social media team scelti discrezionalmente) che sovrintenderà alla gestione delle pagine istituzionali, commissariando di fatto la comunicazione istituzionale dell’ente, e deciderà volta per volta, quali commenti siano o meno da rimuovere se, evidentemente, non graditi. Di questo passo ci aspettiamo che verrà presto istituito anche un vero e proprio ufficio censure con il potere di requisire le password personali dei dipendenti e dei consiglieri regioni».

Liberticida «Tale provvedimento appare, per lo più, un tentativo delirante e liberticida – aggiunge – palesemente contrario ai principi costituzionali e atto a sterilizzare ogni forma di dissenso, frutto di un copia incolla davvero imbarazzante. Il testo è infatti sostanzialmente copiato dalle policy della Asl Umbria1 e di Umbria Salute, tanto che si parla di validità scientifica (a che titolo?) e negli articoli 9 e 10 dell’ultimo punto si fa riferimento al Codice di comportamento e alle procedure di concessione del logo della stessa Asl».

Pavanelli Critiche arrivano anche dalla senatrice del M5S Emma Pavanelli: «Ancora una volta – sostiene – la Regione guidata dalla leghista Tesei sembra essere il banco di prova per le politiche liberticide care alle destre italiane. E questa volta lo fa con una limitazione alla libertà di espressione dei cittadini che rappresenta una gravissima e inaccettabile violazione dell’articolo 21 della nostra Costituzione repubblicana che tutela il diritto di tutti a manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

La replica In una nota la Regione replica alle accuse sostenendo che «Si tratta di una delibera tecnica in quanto tutte le organizzazioni pubbliche e private si dotano di Social media policy per rendere chiare le regole della comunicazione che avviene tramite i profili social. La Regione Umbria non fa eccezione». «Ogni dipendente, che è soggetto diverso dall’Assemblea legislativa, è libero di esprimere con un linguaggio adeguato qualsiasi opinione ma, in ossequio sia alla normativa vigente generale che quella specifica del codice di comportamento dei pubblici dipendenti, è tenuto a precisare, come scritto nella policy stessa, che tale opinione è strettamente personale e non è legata al ruolo o alla funzione svolta all’interno dell’Ente, in altre parole che non si tratta di una posizione dell’Amministrazione». Quanto al Comitato, «non ha funzioni censorie del contenuto dei commenti dei cittadini come non lo hanno gli amministratori delle pagine che in merito ai commenti svolgono solo funzione di controllo e moderazione di eventuale uso di un linguaggio non appropriato (turpiloquio)».

Twitter @DanieleBovi

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