Elisoccorso all'avio superficie «Tomassoni» di Perugia

di Daniele Bovi

Nel giro di pochi mesi l’Umbria dovrà decidere cosa fare riguardo a un servizio chiave per i cittadini come l’elisoccorso. Il tema è tornato nelle scorse settimane d’attualità grazie a una mozione della Lega che, seppur tra qualche distinguo, è stata approvata quasi all’unanimità a luglio in consiglio regionale. Con l’atto si chiede alla giunta di
dotare la regione di un servizio autonomo, tema che è già sulle scrivanie dell’assessorato. In media in Umbria gli interventi durante l’anno sono circa 40 e, secondo chi opera in prima linea, avere un mezzo dedicato potrebbe contribuire a innalzare i livelli di sicurezza.

LA MOZIONE APPROVATA

A metà con le Marche A oggi l’Umbria può contare sull’elicottero, con base a Fabriano, messo a disposizione tramite un accordo con la Regione Marche risalente al 2014, facendo così della regione l’unica – insieme al Molise – a non avere un proprio mezzo dedicato. Le giunte di Gianmario Spacca e Catiuscia Marini firmarono un primo protocollo triennale con cui, nell’ottica di una integrazione, si puntava alla «razionalizzazione dei servizi aumentando qualità ed efficienza». L’Umbria paga un fisso di 1,2 milioni all’anno più un costo orario di 1.424,13 euro; ragionevolmente quindi il costo per la Regione si aggira tra gli 1,2 e gli 1,3 milioni all’anno, una goccia nel mare degli oltre 1,6 miliardi circa spesi ogni anno per la sanità. Negli allegati si spiega nel dettaglio come l’elisoccorso viene attivato e come funziona.

I DOCUMENTI: L’ACCORDO DEL 2014 E IL RINNOVO

Hems e Sar Da una parte c’è l’Hems, l’Helicopter emergency medical services, e dall’altra il Sar (Search and rescue); nel primo caso, essenzialmente, l’elicottero si alza quando c’è un codice rosso e quando i tempi di trasporto via terra sarebbero superiori; nel secondo quando sono richieste anche particolari tecniche di soccorso (si pensi all’uso del verricello) in zone impervie. In ogni situazione, la valutazione dei criteri viene fatta dal personale delle centrali operative territoriali, che hanno la responsabilità di decidere se impiegare o meno il mezzo, garantendo così ai pazienti una rapida «centralizzazione», ovvero il trasporto verso l’ospedale di riferimento. L’accordo prevede anche la possibilità di portare i feriti verso ospedali di altre regioni, ma non il percorso inverso.

Tempi e infrastrutture Quanto ai tempi, in 5 minuti viene raggiunta l’area Eugubino-Gualdese, in 10 il Perugino e in 20 il Ternano-Orvietano anche se, viene sottolineato nella mozione, il mezzo è «frequentemente impossibilitato al transito sugli Appennini verso l’Umbria, a causa delle condizioni meteo avverse», e l’elicottero non vola di notte. A oggi, le elisuperfici strutturate sono quelle degli ospedali di Perugia, Terni e Foligno, mentre altre sono vicine a quelli di Gubbio, Città di Castello e Orvieto. Posto che ogni regione fa necessariamente storia a sé date le troppe variabili in ballo (ad esempio conformazione del territorio, popolazione e sua distribuzione, numero di strutture, tipi di servizi e così via), le vicine Marche, che hanno circa 600 mila abitanti in più dell’Umbria, 227 Comuni, 2,4 milioni di turisti nel 2019 (in Umbria 2,5 milioni) e che si estendono su mille km quadrati in più, hanno sette elisuperfici abilitate al volo notturno, più altre 28 che andavano completate entro metà 2020, così da raggiungere anche i luoghi più sperduti.

Il rinnovo A inizio 2018 in Umbria si parlò di nuove piazzole (adeguate al volo notturno) anche nell’area della Valnerina e del Trasimeno, ma poi il dossier è rimasto fermo. Un anno prima, la giunta umbra decise di rinnovare il protocollo per altri tre anni a partire dal primo febbraio 2018, sottolineando che nel corso del tempo sono state garantite «prestazioni di altissima qualità»; l’accordo con le Marche, quindi, scadrà fra pochissimi mesi e in Umbria è partita già la corsa fra i territori (vedi Foligno e Terni) per diventare la base operativa del servizio. Se l’Umbria decidesse di dotarsi di un proprio sistema autonomo, la via obbligata sarebbe quella di bandire una gara, entrando così in un mercato dominato da un ristrettissimo pugno di società private; anzi, di fatto da una sola.

L’INDAGINE DELL’ANTITRUST

L’indagine Probabilmente uno dei migliori documenti che si possono leggere per ricostruire le dinamiche del settore, è rappresentato dalle oltre cento pagine della delibera con cui l’Antitrust, a inizio 2019, ha comminato multe per oltre 67 milioni di euro a una serie di società. L’indagine, partita a inizio 2017, ha riguardato due filoni: l’anticendio boschivo (il cosiddetto Aib) e l’eliambulanza. Per quanto riguarda il primo, l’Antitrust ha rilevato «un’intesa restrittiva della concorrenza» consistente «in un’unica, continuata e complessa intesa avente a oggetto il condizionamento del mercato dei servizi Aib»; un ‘patto’ che, secondo l’Autorità, ha riguardato anche la fissazione ex ante dei prezzi. Quanto all’eliambulanza invece, gli elementi raccolti durante l’istruttoria non sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare il condizionamento delle gare. Dalle pagine emerge la fotografia di un mercato «maturo» e di una domanda, «espressa in numero di basi, che non ha subito significative variazioni negli ultimi dieci anni, né sono attese modifiche significative nelle dinamiche di mercato».

Una dominatrice A dominarlo di fatto è la Babcock, la società che si è aggiudicata anche l’ultimo appalto bandito dalle Marche: «Un operatore di dimensioni molto elevate – scrive l’Autorità – che è giunto, anche grazie a operazioni di crescita esterna, ad acquisire il 65,5% circa degli appalti Hems sull’intero periodo considerato»; una percentuale che arriva all’80% per quanto riguarda gli anni dal 2011 al 2017. A caratterizzare questo mercato sono anche l’elevato valore delle gare e una lunga durata media, che rendono «scarsa» la «prospettiva storica della successione». Tutti elementi che, insieme alla necessità di avere elicotteri performanti, allestimenti specifici e particolari dotazioni tecniche, hanno portato l’Antitrust a non comminare sanzioni riguardo all’Hems (quelle relative all’Aib sono state confermate a maggio dal Tar del Lazio, di fronte al quale le società avevano presentato ricorso).

Le cifre Secondo l’istruttoria sono tre le imprese, tra quelle finite nel mirino, che svolgono servizi Hems; nel complesso, tra eliambulanze e antincendio, dal 2005 al 2017 le poche aziende si sono aggiudicate gare per 197 milioni di euro, in molti casi con un’unica offerta e con ribassi ridottissimi (fattori spiegati dalle imprese con la complessità dei servizi, difficoltà per le più piccole di acquistare i necessari bimotori o di avere piloti con i necessari brevetti e con il fatto che gli importi a base di gara sono molto vicini ai costi), diventati un po’ più sostanziosi – nota l’Antitrust – dopo l’apertura delle indagini nel 2017. Ma di quali cifre si parla per un appalto Hems che, come ricordato, ha una durata di molti anni? L’Abruzzo nel 2016 ha bandito una gara da 33 milioni di euro, l’Emilia Romagna nel 2014 da 66, le Marche nel 2008 da 32, il Piemonte nel 2012 da 80, la Sicilia nel 2013 da 152, la Valle d’Aosta nel 2014 da 13, il Veneto nel 2008 da 81. Una strada che a breve potrebbe imboccare anche l’Umbria.

Twitter @DanieleBovi

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