Il laboratorio di Microbiologia di Perugia (©Fabrizio Troccoli)

di D.B.

Torna sui livelli di metà settembre in Umbria il numero degli attualmente positivi. Secondo l’ultimo bollettino della Regione si tratta si 1.212 persone, 41 in più rispetto al giorno precedente. Quanto ai nuovi casi nelle ultime 24 ore, durante le quali è stato registrato un ulteriore decesso, sono 83, trovati analizzando 2.426 tamponi e 11.018 test antigenici, con un tasso di positività sul totale pari allo 0,61 per cento (0,38 martedì ma 0,83 lo stesso giorno della scorsa settimana).

Scuole Sostanzialmente stabile il livello dei ricoveri: 47 le persone nei reparti degli ospedali umbri (-1), sette dei quali (dato invariato) in terapia intensiva. Quarantuno invece i guariti e 1.165 le persone in isolamento contumaciale. In miglioramento rispetto al rilevamento del 29 ottobre sono i dati relativi alla scuola: al 2 novembre gli alunni positivi sono 21 rispetto ai 44 di alcuni giorni fa. Scendono poi da 27 a 15 le classi in isolamento e da 580 a 326 i contatti stretti in quarantena. I cluster individuati sono ora sette rispetto ai 21 precedenti. In calo a due da otto i casi di positività tra il personale scolastico.

GRAFICI: IL CONTAGIO NELLE SCUOLE UMBRE

Vaccini Venendo ai vaccini, sono 226 le prime dosi somministrate nell’ultimo giorno e 1.711 le terze, che hanno raggiunto un totale di 43.329. La prima dose è stata fatta all’85,2 per cento della popolazione vaccinabile, mentre l’83,1 per cento ha completato il ciclo. In tutto sono state inoculate 1.350.006 dosi del milione 469.397 fornite all’Umbria, pari al 91,9 per cento. Attualmente, quindi, quelle a disposizione sono quasi 120 mila.

Lo studio Di numeri si parla nel primo studio della collaborazione internazionale C-MOR, basato su informazioni e dati provenienti da 22 diversi paesi, pubblicato sul Journal of epidemiology, organo ufficiale dell’International epidemiological association. Obiettivo dello studio è analizzare e spiegare il diverso impatto della pandemia nei diversi paesi, con l’Università di Perugia centro di riferimento italiano del progetto, coordinato dal professor Giuseppe Ambrosio con la partecipazione dei professori Fabrizio Stracci e Giampaolo Reboldi.

Le differenze Secondo lo studio nel periodo gennaio-agosto 2020 la capacità di arrestare precocemente la diffusione dell’epidemia Covid mediante «l’adozione tempestiva» di misure di restrizione (tipo lockdown) è stato un «fattore chiave» nel ridurre l’eccesso di mortalità rispetto agli anni precedenti la pandemia. Tuttavia, durante lo stesso periodo, si è evidenziata una «differenza assai marcata» nella mortalità complessiva nei vari paesi, con alcuni (come Italia, Spagna, Gran Bretagna) colpiti in modo «molto evidente», mentre altri (Austria, Israele, Irlanda, Scandinavia) hanno riportato tassi di mortalità «non molto distanti dagli anni precedenti la pandemia».

Risultati L’analisi ha osservato i tassi di mortalità dal 2015 all’agosto 2020 e, secondo gli autori della ricerca gli effetti «così diversificati», in realtà, non risultano pienamente giustificati da fattori quali le differenze nella diffusione del virus, le misure di restrizione, o la campagna di vaccinazione, all’epoca non ancora iniziata. «Questi risultati – spiega Ambrosio – indicano che ci sono fattori potenzialmente assai rilevanti che possono indirizzare in senso negativo o viceversa favorevole l’evoluzione della pandemia. Le disparità descritte, infatti, non sembrano essere collegate a differenze di epidemiologia o a caratteristiche infettivologiche, ma sono verosimilmente legate a differenze di organizzazione sanitaria nei vari paesi».

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