Tesei in aula con la mascherina il 18 marzo scorso

di C.F.

Rimediare al taglio degli stipendi di infermieri, oss e tecnici dell’ospedale di Perugia. Assumere urgentemente i 362 operatori sanitari richiamati e stabilizzare il tutto il personale del comparto. Ma anche fermare l’emorragia di lavoratori delle aziende della sanità privata, che continua a chiedere la cassa integrazione per il proprio personale. Sono alcuni dei nodi che i sindacati chiedono di sciogliere alla presidente Donatella Tesei per il comparto sanitario dove, ribadiscono Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Claudio Bendini, occorre garantire test rapidi e dispositivi di protezione individuali.

Arriva bozza accordo con sanità privata Tra le parti l’interlocuzione è costante e nelle ultime ore la governatrice è tornata a scrivere ai tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil riconoscendo alle sigle «un ruolo propositivo e dialogante, di conforto – scrive Tesei – per la mia azione di governo, i vostri appelli hanno trovato e troveranno riscontri in provvedimenti già realizzati o che saranno presentati da qui a pochi giorni». Da passare al pettine ci sono i rapporti con la sanità privata e la possibile collaborazione nell’affrontare l’emergenza: un aiuto importante che i sindacati quantificano in «400 tra medici e infermieri, e 300 posti letto». Sul punto la presidente di Regione dice che «tutta la materia operativa è stata demandata a un tavolo tecnico coordinato dal direttore Claudio Dario, che sono confidente a brevissimo ci consentirà di notiziarvi su una bozza concreta di accordo che consente alla sanità privata di contribuire in modo più ampio alla tenuta del sistema regionale ed evitare contestualmente il ricorso alla cassa integrazione».

Sindacati fiduciosi In questo senso, Sgalla, Manzotti e Bendini, dicono che «nelle prossime ore potrebbe arrivare l’accordo per immettere risorse e personale della sanità privata nel sistema di contrasto al coronavirus in Umbria». I sindacalisti accolgo positivamente la lettera della Tesei «che contiene anche altri impegni importanti sul fronte dei test rapidi per il personale sanitario e i lavoratori “essenziali” e sul riconoscimento salariale per gli operatori sanitari». Nella risposta inviata a palazzo Donini, comunque, Cgil, Cisl e Uil «hanno ribadito la necessità di sforzi ulteriori sul versante delle dotazioni di dpi e dei controlli sulle attività produttive ancora in essere; l’assurdità del taglio degli stipendi a infermieri, oss e tecnici dell’ospedale di Perugia e la necessità di aprire una contrattazione regionale per costruire strumenti economici in grado di riconoscere, almeno in parte, lo straordinario sforzo del personale sanitario».

Pd: «Incomprensibile tenere in panchina sanità privata» Sulla sanità privata è intervenuto anche il capogruppo regionale del Pd, Tommaso Bori, auspicando la definizione di un «accordo con la sanità privata, prima che venga compromessa la nostra capacità di risposta ai problemi connessi all’emergenza». Per Bori «la scelta della giunta di richiedere alla sanità privata soltanto le apparecchiature per la rianimazione e la terapia intensiva, non solo non risolverebbe il problema, ma lo amplificherebbe: è banale sottolineare che la strumentazione ha bisogno di professionalità formate per funzionare; spostandole semplicemente dal privato al pubblico si va a sovraccaricare ulteriormente il sistema sanitario regionale già al limite». In questo senso, il capogruppo del Pd dice che «è incomprensibile – aggiunge – che si continuino a tenere in panchina 413 operatori sanitari privati e fermi oltre 290 posti letto privati, mentre le strutture pubbliche sono giunte quasi al limite», anche per questo per Bori l’accordo con la sanità privata «si sarebbe già dovuto fare da tempo», ma in ogni caso, rileva, «si può procedere oggi stesso attraverso l’integrazione di personale  sanitario e strumentazioni, servizi e strutture, così come consentito dal decreto legge ‘18/2020’ e già realizzato in altre Regioni».

@chilodice

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