Un donatore di sangue

di Daniele Bovi

La selezione dei donatori che saranno sottoposti alla plasmaterapia partirà la prossima settimana o al massimo entro quella successiva. Ad annunciarlo, venerdì mattina durante una videoconferenza stampa che si è tenuta in Regione, è stato il dottor Mauro Marchesi, coordinatore del Centro regionale sangue. Il protocollo è stato firmato giovedì e nella stesse ore è arrivato il macchinario «Intercept», necessario per la inattivazione del plasma. «Teoricamente – ha detto Marchesi – si tratta di una delle terapie più adeguate per la cura». I possibili donatori si sono già fatti avanti e i centri clinici interessati saranno quelli degli ospedali di Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello e Branca.

Effetti collaterali Il protocollo prevede la somministrazione per tre giorni nelle prime fasi della malattia e, per quanto riguarda la selezione dei donatori (pazienti già guariti dal virus) ognuno donerà per un malato 600 ml: «Durante lo screening – spiega Marchesi – sarà accertato che il guarito abbia gli anticorpi neutralizzanti». Così come per tutte le altre cure, «non è priva di effetti collaterali – ha detto il medico rispondendo alle domande dei giornalisti – e serve la necessaria appropriatezza. Rispetto alle normali indagini ne saranno fatte di migliorative». Il percorso in Umbria è partito a marzo, quando medici del reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Perugia hanno contattato il centro trasfusionale del capoluogo per verificare l’efficacia della terapia.

APERTURE, BATTAGLIA REGIONI-GOVERNO

Il percorso A fine mese è partita la stesura del protocollo da presentare al comitato etico dell’Azienda ospedaliera; da lì a metà aprile è stato richiesto il macchinario per la inattivazione virale, i reattivi specifici e i kit per la ricerca degli anticorpi. Una volta ottenuto l’elenco dei convalescenti, giovedì è stato approvato il protocollo «Tsunami» da parte del comitato etico regionale, che vede coinvolti i quattro centri trasfusionali umbri e le diverse unità operative regionali; quanto al macchinario, tutto il processo di installazione, addestramento del personale, convalida e controlli di qualità si chiuderà entro il 13 maggio.

Tracciamento Tra i tanti temi affrontati venerdì c’è stato anche quello del monitoraggio e del tracciamento, decisivo per contenere la malattia nella cosiddetta fase 2. La Regione, ha assicurato l’assessore alla Sanità Luca Coletto «attuerà un monitoraggio strettissimo del territorio» e degli accessi ai pronto soccorso; saranno le sentinelle che ci avviseranno se ci dovessero essere eventuali impennate dell’epidemia». «Siamo per riaprire le attività produttive – ha spiegato ancora – ma non possiamo dimenticare che il virus è ancora in mezzo a noi. È quindi fondamentale l’uso delle mascherine, dei Dispositivi di protezione personale e il distanziamento sociale. Il futuro, benché i dati siano confortanti, è nelle nostre mani; non dobbiamo adagiarci». In generale, riguardo ai numeri, Coletto ha sottolineato che «abbiamo ottenuto risultati eccellenti perché c’è stata sempre grande attenzione nell’evitare di sovraccaricare il sistema ospedaliero e perché siamo stati sempre concentrati sul territorio».

I 21 PARAMETRI DA MONITORARE IN UMBRIA

Tamponi Tracciamento e test, in particolare i classici tamponi ritenuti il gold standard in materia rispetto a quelli rapidi, saranno centrali. Nei giorni scorsi il Ministero della salute con il decreto in cui sono stati fissati i 21 parametri che saranno monitorati in questi giorni, ha stabilito che in Umbria ci dovranno essere almeno 90 persone per il monitoraggio e il tracciamento. A che punto è la regione? «Sono numeri – risponde il direttore regionale della Sanità Claudio Dario – che abbiamo anche superato in queste settimane per quanto riguarda le indagini epidemiologiche. Il riferimento a quei 90 è importante, ci investiremo e raccoglieremo disponibilità all’interno del territorio». Quanto ai normali tamponi, per lavorare i quali servono molto tempo, macchinari costosi e personale, la capacità giornaliera è di circa 1.300 e non verrà incrementata; a raddoppiare invece, da 1.500 a 3 mila, saranno quelli rapidi molecolari, dedicati all’individuazione del virus nelle vie aeree.

TEST RAPIDI NEI LABORATORI PRIVATI

I test rapidi Per quanto attiene invece i sierologici – quelli scelti in Umbria, come emerso nelle settimane passate, hanno rivelato livelli molto bassi di specificità e sensibilità – è previsto un aumento e ne saranno acquistati altri 20 mila immunometrici, usati per individuare la presenza degli anticorpi. Riguardo a questi test, che si possono fare anche nei laboratori privati della regione su richiesta del medico, Dario ha parlato di un utilizzo adatto «nelle zone grigie». Il direttore ha sottolineato che non servono per uno screening di massa e che non sono diagnostici: «In questa fase – ha ricordato – hanno soltanto un alto potere predittivo negativo; per un test positivo invece la specificità è tra un quarto e un terzo». E proprio in caso di positività il paziente viene sottoposto al molecolare rapido, che però come visto non è certo il gold standard. «I sierologici rapidi – ha detto Dario – vanno utilizzati in sinergia con i molecolari quando servono risposte in tempi molto rapidi, riuscendo così a fare un discrimine tra chi è più o meno a rischio. L’impiego è utile quando si deve fare un’indagine su centinaia di persone in tempi rapidi». I test ad esempio sono stati usati a Giove, dove su 73 presunte positività i tamponi ne hanno confermate 13.

Twitter @DanieleBovi

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