Laberto Sposini
Lamberto Sposini

di Mau. Troc.

Arriva alla redazione di Umbria24 la lettera di Elisabetta Panza Mortara, una donna che ha affrontato le stesse peripezie di Lamberto Sposini e che, con la sua caparbietà, è riuscita a farcela. Scrive a Umbria24 dopo che questa redazione a lungo si è interessata del noto giornalista umbro, volto del grande. Elisabetta – da quanto scrive – di emorragie cerebrali ne ha dovute affrontare due, entrambi devastanti, ma grazie alla tenacia è riuscita a recuperare l’uso degli arti, della parte sinistra del suo corpo e a ritornare ad una qualità della vita che gli permette di fare quello che faceva prima. Vuole contattare Lamberto Sposini, ma non sa come fare, vuole dare alcuni suggerimenti ai suoi familiari e a lui, vuole spiegare come, a suo avviso, Lamberto può recuperare una qualità della vita apprezzabile. Ricostruisce quindi la sua vicenda, fiduciosa che la disponibilità dei familiari di Lamberto Sposini possa fare capolino al suo indirizzo. Ecco la lettera integrale.

TUTTA LA VICENDA DI SPOSINI IN UN MINUTO. TIMELINE

COME STA LAMBERTO SPOSINI. GLI APPROFONDIMENTI

Buongiorno, sono Elisabetta Panza di Mortara (PV), in realtà io vorrei contattare Francesca Sposini, ossia la figlia del popolare giornalista, ma non so come fare.
Questo perché, io vorrei darle forza. Al di là dell’accaduto in sé stesso, e ciò che può essere il ritardo nei soccorsi ecc. che non sono in grado di stabilire, quello che volevo dirle era che io, il 23 aprile 2012, ho subito la 2° emorragia cerebrale, che mi ha provocato, la paralisi della parte sinistra del corpo. Questa volta, mi hanno inserito una “valvola” che, dovesse accadere nuovamente, dovrebbe assorbire il liquido cerebrale in eccesso. Dico questo perché ho avuto la 1° emorragia cerebrale il 23 agosto 1994, fui operata allora, quando i medici scoprirono che si trattava di una malformazione congenita, entrambe le volte fui accompagnata presso il reparto di neurochirurgia dell’Policlinico San Matteo di Pavia, (dove mi operarono 2 volte per rimuovere i due ematomi, poi coma e rianimazione) successivamente, per la riabilitazione, fui accompagnata a Montescano, dove, nella condizione fisica di non avere neanche la sensibilità alla parte sinistra del corpo, feci una fatica pazzesca (ma sudavo addirittura) e non credo, sinceramente, di avere mai fatto così fatica nella mia vita, per fare una cosa, comunque, dopo 6 mesi circa, riuscii nell’intento di riacquistare l’uso sia della gamba che del braccio sinistro e fui dimessa dall’ospedale, con la raccomandazione di non svolgere più la mia professione, in quanto, troppo faticosa (io sono consulente del lavoro, figlia di un consulente del lavoro, il quale compirà 83 anni il prossimo 7 luglio, ed è in studio con me dalla mattina alla sera) e ricordo che, io a quelle parole dette dai medici, fui presa dalla disperazione e cominciai a piangere, (avevo 33 anni e sapevo fare solo quello!) mio padre, mi prese sottobraccio e mi disse, no, non ti preoccupare, facciamo solo gli edili. Io così mi tranquillizzai. Inutile dire che sono rientrata nel vortice del mio lavoro, quindi, senza badare a orari e quant’altro, con l’unico accorgimento, di aver sempre frequentato la piscina per mantenere l’elasticità motoria. Fino (dopo 20 anni) al 23 aprile 2012, quando mi è venuta la seconda e ben più grave emorragia cerebrale, altra paralisi e la scoperta che si tratta di una vera e propria “patologia”. Ma la cosa più grave è stata che, ancora una volta, ho dovuto ricominciare a sanare la parte sinistra (un film già visto, ma stessa fatica!) . Comunque, dopo averne combinate una più di Bertoldo, nel senso che tutte le sere organizzavo le “pizzate” per tutti i miei compagni di viaggio, la maggior parte dei quali erano tetraplegici (molti dei quali allettati), quindi io passavo a prendere gli ordini delle pizze e i soldi per pagarle. Mio padre, veniva a Pavia tutte le sere, per trovare me naturalmente, ma aveva il suo da fare a tagliare le pizze per chi non poteva farlo. Lei capisce che, per quanto riguardava il personale della clinica (in quest’ultimo caso la riabilitazione è stata fatta presso la Fondazione Maugeri sempre di Pavia), io rappresentavo un impiccio, perché lo caricavo di lavoro extra, infatti, mi chiamavano in direzione quasi tutte le mattine (come a scuola/collegio ecc.). Comunque, non dovete perdervi d’animo anche se sarà una cosa lunga e faticosa, ma alla fine ce la farà. Inoltre Vi informo che io ho ripreso quasi normalmente il lavoro, dico quasi, perché mi hanno posto dei limiti temporali, ossia, secondo loro, avrei dovuto imparare a “delegare”e andare in studio solo un paio di volte alla settimana, io disobbedisco, nel senso che vado tutti i pomeriggi e non vado alla mattina, ma mi sono creata una postazione di lavoro a casa, da dove posso lavorare, quasi come se mi trovassi in studio. Naturalmente mi metto a Vostra disposizione, qualora aveste la necessità di chiedermi qualche consiglio o indirizzo, o, semplicemente per scambiare un parere. Non mi rimane che mandare i miei saluti al Papà e un personale in bocca al lupo, perché so che dovrà fare molta fatica, ma non fa nulla prima o poi tutto si sistemerà.
Un cordiale saluto
Elisabetta Panza Mortara tel. 348/2349019
Indirizzo mail studio:studio panza@studiopanza.it

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