La Fita Cna pronta a investire nell'azienda

La Cna è pronta a investire dentro Umbria Mobilità. Se gli enti soci dovessero procedere con l’aumento di capitale (circa 20 milioni di euro), la Cna ha intenzione di fare la sua parte: «Umbria trasporti e mobilità – spiega in una nota Enrico Ceccarelli della Cna Fita, l’unione di categoria del settore trasporti – rappresenta un pezzo importante del patrimonio pubblico della nostra regione, pertanto la sua integrità va preservata». Tutto sta a capire se l’iniezione di soldi freschi nelle casse dell’azienda si farà e se gli enti soci, in caso, apriranno le porte ai privati: «Gli artigiani dell’Umbria che operano nel settore sono pronti a parteciparvi, ovviamente nei limiti delle proprie disponibilità, insieme ai soci pubblici ed eventualmente anche in collaborazione con altri privati. Quando parliamo di privati umbri – prosegue Ceccarelli – ci riferiamo soprattutto alle 120 imprese artigiane che fanno parte del Cam (Consorzio Artigiano Mobilità, ndr), raggruppamento che già da diversi anni ha stretto una partnership con l’azienda pubblica».

L’aumento di capitale Stando all’assetto proprietario dell’azienda, un eventuale aumento di capitale, fatto coi soldi pubblici, vedrebbe in testa la Provincia di Perugia con 6,6 milioni di euro, il Comune di Perugia con 4,4, la Regione con quattro così come, insieme, Comune e Provincia di Terni, il Comune di Spoleto con uno. Ceccarelli affronta anche il nodo dei crediti vantati da Umbria Mobilità nei confronti della Regione Lazio e del Comune di Roma, quei 49 milioni di euro che hanno creato la crisi di liquidità in cui si dibatte l’azienda: «Nel merito delle questioni romane non siamo in grado di esprimere pareri definitivi non conoscendo con precisione tutti i vari aspetti della vicenda, però ci sembrano alquanto strane le modalità che si stanno seguendo per affrontarla: le problematiche aziendali non si possono risolvere solo con i comunicati stampa. L’unica cosa che possiamo dire è che i contratti di servizio sono in essere già da alcuni anni, pertanto se tutti hanno lavorato nel modo giusto i diretti interessati non potevano non sapere».

Partiti nel mirino I sindacati invece al centro del mirino mettono i partiti: Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Orsa esprimono infatti «forte disagio e preoccupazione per le modalità con cui le forze politiche umbre stanno gestendo la problematica di Umbria Tpl e Mobilità». E dopo aver annunciato che mercoledì è stata inviato al prefetto di Perugia «la richiesta di convocazione delle parti per esperire il tentativo di conciliazione ai sensi della legge sugli scioperi nei servizi pubblici», i sindacati spiegano che «a fronte dell’evidente stato di difficoltà in cui versa l’azienda, tutte le forze politiche coinvolte, sia di maggioranza che di opposizione, di tutte le istituzioni parti in causa, anziché adoperarsi per trovare una soluzione al problema, ritengono opportuno utilizzare la vicenda per condurre una sterile e inutile battaglia politica».

Non potevano non sapere Per le cinque sigle sindacali, «è evidente che la situazione aziendale, vista la recente approvazione dei bilanci da parte dell’assemblea dei soci, non poteva non essere nota». Da qui la richiesta di «senso di responsabilità a tutti i soggetti coinvolti», alla quale fa seguito un elenco di «azioni prioritarie». Tra queste, quella di una «soluzione finanziaria che garantisca nel breve periodo continuità operativa all’azienda e continuità di reddito ai dipendenti», insieme al rinnovo dell’assetto dirigenziale dell’azienda, «viste le responsabilità dell’attuale management». Infine, dopo l’annuncio che «la mobilitazione continua», i sindacati concludono ribadendo di non ritenere «né una soluzione al problema né, tanto meno, una scelta di prospettiva», la possibilità che quote di partecipazione di Umbria Tpl «possano essere cedute a soggetti privati di qualsiasi natura».