«La Regione ha già indicato l’inceneritore di Acea per bruciare tra 32 mila e 70 mila tonnellate di rifiuti urbani prodotti in Umbria». Questa la denuncia del comitato No inceneritori di Terni che, con la sponda del M5s, torna alla carica di Palazzo Donini accusato aver individuato l’impianto Acea come quello di riferimento per il decreto Sblocca Italia, che prevede un nuovo inceneritore in Umbria e 130 mila tonnellate di rifiuti da bruciare. Da qui alla convocazione di un presidio di fronte alla Prefettura di Terni concomitante alla seduta del consiglio regionale in cui la giunta dovrà rispondere all’interrogazione a risposta urgente dei Cinque stelle, il passo è stato breve.
Presidio di Palazzo Bazzani: fotogallery
Fabio Neri del comitato No Inceneritori: video
A Terni nuova mobilitazione contro inceneritori Da Roma, è la ricostruzione del comitato, è stato chiesto alla Regione se fossero autorizzati o in via di autorizzazione impianti di incenerimento nel territorio umbro, «con l’ufficio competente che non ha semplicemente risposto negativamente,ma ha indicato la richiesta di Acea di modifica del combustibile», ossia oltre al pulper di cartiera anche frazione secca dei rifiuti solidi urbani. Come noto l’istanza della società è al centro di una conferenza dei servizi su cui il Comune di Terni ha già dato parere negativo in Provincia, mentre in strada si consumava una massiccia mobilitazione organizzata da No inceneritori. Nel carteggio diffuso dal comitato contrario agli impianti viene, poi, precisato che sulla richiesta di Acea, o meglio della controllata Aria, «è in corso l’esame istruttorio col rilascio del provvedimento sospeso in attesa dell’esito della procedura di valutazione di impatto ambientale».
Proteste e Andrea Liberati (M5s): video
Inceneritori e tonnellate Di più. Nei documenti si ipotizza anche «un livello di differenziata sul territorio umbro pari al 68% e tra 32 mila e 70 mila tonnellate di rifiuti annui da inviare a incenerimento». Da qui l’accusa del comitato secondo il quale «la Regione ha servito il piatto ad Acea e al suo inceneritore, facendo così cadere la maschera della strumentale opposizione al fantomatico nuovo inceneritore previsto dal decreto, agitato soltanto per poter gridare tra qualche mese di averne scongiurato la realizzazione. A nostro avviso è anche evidente – proseguono in una nota – la mediazione in corso col ministero dell’Ambiente sui quantitativi da bruciare, che dovrà permettere all’Umbria di passare dalle iniziali 130 mila tonnellate previste dal decreto al massimo di 70 mila stimate dalla Regione».
Interrogazione urgente dei Cinque stelle La sponda del M5s, sempre vicino alle posizione del comitato, si traduce con un’interrogazione a risposta urgente depositata dal consigliere Maria Grazia Carbonari su quella che il gruppo d’opposizione chiama «l’opaca vicenda dello Sblocca Italia». Nel dettaglio con l’atto a cui è attesa risposta il 12 gennaio vengono chiesti lumi «sulle determinazioni assunte al riguardo da parte della Giunta Marini, anche alla luce della gravissima situazione ambientale esistente, ossia in che modo ed entro quale termine la Regione intende revocare le concessioni all’incenerimento ad Acea e Tozzi holding di Terni, evitando l’insediamento in Umbria di un altro impianto inutile e altamente inquinante, così come previsto dal Governo Renzi». Ma i Cinque stelle vanno anche oltre: «Si sta facendo il gioco delle tre carte perché in queste si profila per la città un megapolo di incenerimento dei rifiuti con l’ennesimo favore alla multinazionale di turno, anche se diversi rumors indicherebbero pure altri territori a rischio». Le bordate sono immancabili: «Siamo di fronte a una politica demenziale e lontanissima dalle buone pratiche dei Rifiuti zero, con una programmazione del ciclo rifiuti che sembra scritta da influenti operatori privati».