«I prelievi (a Terni ndR) sono la metà di quelli di Foligno su una popolazione che è invece il doppio. Il numero di sacche è infatti di 5 mila mentre a Foligno è di 10 mila. L’ospedale di Terni per coprire il fabbisogno deve prendere da fuori regione ogni anno tra le 500 e le 600 sacche. Donare è un gesto importante che si fa al prossimo ed è anche un modo per tenere la propria salute sotto controllo, quindi ci sono una serie di vantaggi che andrebbero presi in considerazione». Queste le parole del responsabile del Sit di Terni, Augusto Scaccetti, mercoledì mattina a palazzo Bazzani durante la conferenza stampa di presentazione della campagna Avis ‘In Umbria c’è bisogno di sangue, c’è bisogno di te’ che ha come obiettivo quello di aumentare il numero di donatori e rendere la regione autosufficiente.
‘In Umbria c’è bisogno di sangue’ Durante la conferenza stampa si è fatto appello ai cittadini, ai Comuni e alle istituzioni affinché si possano aumentare i donatori periodici per fare fronte alle necessità di sangue che si registrano in Umbria. «Le donazioni sono calate dopo il Covid», ha detto il presidente provinciale Avis Mariani che ha sottolineato l’importanza di unire le forze fra le istituzioni per sensibilizzare i cittadini ad assolvere ad un impegno molto importante per aiutare il prossimo. Il vice presidente della Provincia Daniele ha ricordato che quello delle donazioni «è un tema molto sentito» e che «è opportuno accelerare nella campagna di sensibilizzazione partendo anche dalle scuole per aumentare la cultura della donazione anche nei giovani». La Provincia «è pronta a svolgere il proprio ruolo – ha aggiunto il vice presidente – di stimolo alle istituzioni e di sensibilizzazione della cittadinanza assolvendo al suo compito di punto di riferimento per il territorio». Il presidente Anci Toniaccini ha sottolineato le iniziative che l’associazione dei Comuni insieme ad Avis sta portando avanti da tempo. «Anci – ha detto – ha firmato un protocollo d’intesa per stabilire linee guida da suggerire ai Comuni in fatto di donazioni. Bisogna poi anche operare nelle scuole per far crescere la cultura delle donazioni». La responsabile Usl 2 Micheli ha posto l’accento sul fatto che meno donazioni corrisponde anche a meno plasma e meno possibilità di produrre farmaci derivati. «Dobbiamo anche dire – ha sottolineato infine – che il donatore periodico ha meno problemi cardiaci perché la sua salute è costantemente monitorata attraverso i parametri che si possono rilevare con i prelievi». «Donare è uno stile di vita – ha detto in conclusione il presidente regionale Avis Marconi – e l’Avis è un grande contenitore da riempire per far crescere il numero di donatori e coprire il fabbisogno regionale».
