Gregory Porter

di Daniele Bovi
Twitter @DanieleBovi

«Nel jazz il tempo ti è amico. Quando afferri il tuo swing, o il tempo di swing in ogni attività del tuo gruppo, il tempo reale vola, e vola dove vuoi tu. E quando sei arrivato, hai scoperto che la tua destinazione era il viaggio. Ecco la gioia dello swing». Così Wynton Marsalis chiude il capitolo del suo libro («Come il jazz può cambiarti la vita») dedicato allo swing, sparso gioiosamente a piene mani giovedì sera alla platea del Santa Giuliana che, riconoscente, ha tributato una standing ovation al trombettista di New Orleans e alla sua Jazz at Lincoln center orchestra. E in effetti il tempo, quasi due ore, è volato sulle ali della storia della musica nera per la gioia dei puristi. Chi va ad un concerto di Wynton Marsalis e della sua Jazz at Lincoln sa infatti in modo preciso cosa ascolterà: arrangiamenti di alto livello ed esecuzioni impeccabili di pezzi famosi e chicche di quello che Marsalis considera il più grande lascito artistico dell’America al mondo, il jazz.

Tradizione Un concerto lungo il solco di una tradizione che Marsalis, insegnante di musica oltre che eccellente trombettista, vuole tramandare ai giovani. Un uomo animato da una grande passione non solo musicale ma anche civile, che insegna appunto ai ragazzi «come il jazz può cambiarti la vita». Rispetto per il prossimo, capacità di saper dialogare, comunicare i sentimenti attraverso la musica in modo vero ed onesto, sapere quando prendere il tuo tempo e quando bisogna ascoltare, lavorare democraticamente insieme per un obiettivo comune, saper usare la creatività senza prevaricare. Marsalis e la sua musica sono anche tutto questo, non semplice e stanca ripetizione all’infinito della tradizione. E l’impressione è proprio quella di un collettivo all’insegna della gioia democratica dello swing.

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Il concerto Come accennato, il concerto si è snodato attraverso pezzi meno conosciuti come Symphony in Riffs, piombata direttamente dagli anni Trenta. Le radici però sono nel blues, colonna sonora della vita, e nelle due ore di set Marsalis attinge ampiamente al repertorio come con Left my baby Crying, un blues sanguinoso. E poi arrivano Count Basie, le orchestrazioni di Duke Ellington e il sax di Frank Foster. E dire che la serata sembrava in pericolo: la bomba d’acqua caduta su Perugia giovedì pomeriggio ha messo infatti in forse il concerto, tanto che alcuni minuti dopo le 21 i musicisti di Marsalis stavano ancora facendo il soundcheck. Sul palco con la Jazz at Lincoln anche due ospiti davvero speciali come Gregory Porter E Cecil McLorin Salvant. Il primo, un grande (in tutti i sensi) cantante nero come non ce n’erano da anni e che il pubblico di Umbria Jazz ha già avuto modo di apprezzare ad Orvieto nell’ultima edizione di Umbria Jazz Winter; per la seconda (novità dell’ultima ora, farà parte del cartellone di Orvieto) è stato invece un esordio.

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Porter e Salvant Porter ha presentato con la Jazz at Lincoln il blues di Going to Chicago, metre McLorin Salvant lo swing di Why don’you do right. Insieme, invece, i due hanno cantato That’s my baby. Con Porter l’appuntamento è per venerdì pomeriggio al Morlacchi, dove suonerà insieme alla sua band. Lo stesso teatro dove sabato pomeriggio sarà protagonista il fratello di Wynton Marsalis, Branford, con il suo quartetto. Un appuntamento da non perdere per quelli che si ricordano ancora il (bel) concerto che l’altro Marsalis tenne un paio d’anni fa all’Arena Santa Giuliana con Joe Calderazzo al pianoforte. Venerdì sera invece sarà la notte di Herbie Hancock e Chick Corea per un duetto in esclusiva. Il grande regalo per i 40 anni del feival.

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