Francesca Di Maolo

di Daniele Bovi

Di Maolo sì, Di Maolo no, Di Maolo forse. È stato un sabato in cui si sono rincorse mille voci sull’avvocatessa, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, che potrebbe guidare quel «patto civico» proposto da Luigi Di Maio in vista delle regionali del 27 ottobre. Le uniche parole in proposito pronunciate dalla possibile candidata sono state quelle intercettate dai giornalisti sabato ad Assisi, a margine di uno degli incontri del «Cortine di Francesco»: «Nulla da dichiarare, è il momento della riflessione». Nella tarda mattina di domenica Di Maolo sembrerebbe a un passo dal rifiutare l’offerta di Pd e M5s, ma al momento la presidente del Serafico non ha sciolto ufficialmente la riserva.

CHI È DI MAOLO E IL RUOLO DELLA CHIESA

La riserva L’unica cosa certa, dunque, è che non c’è il sì dell’avvocatessa. Sulla decisione influiscono certamente molti fattori personali: accettare per Di Maolo significherebbe imprimere un cambio radicale alla sua vita, abbandonando il progetto del Serafico – emotivamente e professionalmente molto coinvolgente – per abbracciare un’avventura politica dai contorni e dagli esiti incerti. Il nodo dovrebbe essere sciolto al massimo domenica (Di Maio, che segue la vicenda, all’ora di pranzo partirà per gli Stati Uniti) e se dovesse saltare il piano A, nelle ultime ore sono tornati a circolare i nomi della dirigente scolastica di Norcia Rossella Tonti e di Vincenzo Bianconi, presidente di Federalberghi. «Una soluzione – dice poi in tarda serata un fiducioso Nicola Zingaretti – si troverà».

M5S, I CANDIDATI DELLA LISTA

L’incontro Partecipando all’incontro di Assisi sul tema «La fine del tempo», Di Maolo ha detto che «bisogna ripartire con l’impulso del cuore perché la compassione significa sentire l’altro e riconoscersi nell’altro è la strada fondamentale. Accanto a ciò bisogna lasciare spazio al pensiero delle nuove generazioni». Nel suo intervento c’è stato spazio anche per i giovani: «Molti di loro mi sorprendono, sono la vera speranza, quella di cui parlava Sant’Agostino, quella fatta del coraggio di vedere le come come sono ma soprattutto come possono andare; questo è il coraggio che accanto all’impulso del cuore può guidarci».

LEGA, TUTTI I NOMI DELLA LISTA

Si dimetta In caso di sì l’avvocatessa si dovrebbe dimettere dalla presidenza del Serafico, un passo chiesto a tambur battente dalla Lega che ha già messo nel mirino la possibile candidata. Stefano Pastorelli, membro della lista leghista, le ha chiesto di fare subito un passo indietro parlando di «conflitto di interessi», dato che l’Istituto riceve fondi anche dalla Regione. Sempre dal fronte Lega, Paola Fioroni vista la provenienza della Di Maolo si affretta a coprire un’area sensibilissima come quella del welfare: «Le politiche sociali – attacca – non appartengono alla sinistra, che in Umbria ha fallito perché ha favorito l’assistenzialismo». All’attacco, non certo della figura dell’avvocatessa quanto del patto Pd-M5s – che in caso sarà il vero bersaglio della campagna elettorale – va il deputato di Fdi Prisco: «Una figura presentabile per nascondere un accordo impresentabile». Per il resto, molti nel centrodestra si dicono certi che il possibile patto non fermerà la voglia di cambiare degli umbri; un mantra che, ripetuto continuamente, ha però il potere di comunicare il messaggio contrario.

Proietti Stefania Proietti invece, svanita ogni possibilità di candidatura domenica ha spedito un comunicato assicurando che «è sempre stata mia intenzione continuare ad essere sindaco di Assisi, e che c’è bisogno di una coalizione ampia, innovativa, basata su un patto civico che proceda unita per il bene dell’Umbria». «Oggi ancora più convintamente – aggiunge – sostengo che dobbiamo chiamare al governo delle nostre istituzioni i cittadini con le migliori energie e competenze chiedendo loro un impegno civico, pro tempore e libero da condizionamenti partitici, legato solo ai valori costituzionali e ai principi fondanti della nostra terra umbra, che vedono in Assisi, città di San Francesco, un faro di ineguagliabile luminosità».

Parla Fora A tornare a parlare sabato è anche Andrea Fora, da molte settimane ormai candidato in pectore. L’ex numero uno di Confcooperative ha organizzato un incontro a Spoleto (con il presidente mondiale degli agronomi Andrea Sisti) per parlare di temi economici e non solo. «Di sicuro sono amareggiato – dice a Umbria24 – e le persone sono confuse; la domanda più frequente è “che succede?”. Tutto è incerto, ai limiti dell’incomprensibile. Noi da tre mesi siamo partiti per costruire un progetto, non certo per posizionarci in consiglio regionale, ma non riusciamo a dare l’idea dell’Umbria che vorremmo». E se Di Maolo accettasse, Fora che farebbe? «A noi – risponde – interessano i contenuti e lo sviluppo dell’Umbria. Ben venga in caso un candidato con un profilo in grado di gestire con competenza una regione complessa. Ci confronteremo con tutti quelli che vogliono parlare di progetti per l’Umbria, ma non con chi vuole solo posizionarsi». Insomma il lavoro fatto, aggiunge poi su Facebook, «sarà al servizio della nostra comunità indipendentemente da chi alla fine sarà candidato».

Il Pd Sabato mattina intanto, all’hotel Decò di Perugia, è andata in scena la riunione del nuovo organismo voluto dal commissario Walter Verini dopo Concorsopoli. Scontato il via libera «all’alleanza civico-politica» con il M5s, «che parta dalle proposte per la vita degli umbri». «La trasparenza e la legalità – ha detto Verini nel suo intervento in cui ha auspicato anche un coinvolgimento di Fora – la lotta contro la povertà. Il lavoro e il sostegno alle imprese. Le grandi questioni della cultura, della scuola e della formazione inserite in progetti veri, concreti di una Italia di mezzo che superi confini amministrativi». Appeso al tema dell’alleanza e del candidato c’è il dossier – delicatissimo – della lista dem. Verini ha fissato mercoledì come limite massimo (anche perché sabato vanno consegnati i nomi) e le incognite non mancano: gli uscenti saranno tutti ricandidati? Quanto sarà alto il tasso di innovazione? Quanto peseranno i sospetti su un possibile passaggio degli eletti (oggi tutti interessati a conquistare un posto in lista) verso «Italia viva» di Renzi?

Nomi e accordi I nomi, da scremare, sono quelli che circolano da giorni: Michele Bettarelli in Alto Tevere, gli uscenti Marco Vinicio Guasticchi, Carla Casciari, Donatella Porzi, Fabio Paparelli e Giacomo Leonelli, il professor Luca Gammaitoni, Valeria Cardinali, Tommaso Bori, Alfio Todini, il duo ascaniano Andrea Vannini-Federica Lunghi, Simona Meloni dal Trasimeno e Sauro Cristofani. Un puzzle di non facile soluzione. Anna Ascani nel suo intervento ha chiesto totale discontinuità, altri hanno chiuso le porte alle candidature dei sindaci e altri ancora dei punti programmatici. La partita, insomma, entrerà nel vivo solo nelle prossime ore. E mentre Umbria civica, verde e solidale spiega che «il nostro candidato presidente è Floriano Pizzichini» e che «lavoreremo perché su di lui possa convergere tutta l’area progressista», Claudio Ricci, da mesi in corsa con le sue tre liste, sottolinea che «la terra umbra non è un ‘oggetto’ da conquistare. Non è il luogo di rivincite politiche. Non è una provetta per sperimentare ‘patti civici’ che, in realtà, sono accordi politici, veri e propri, ovviamente comprensibili e legittimi. L’Umbria, per la sua identità storica e i suoi valori, deve costruire ‘con gli umbri e dagli umbri’ il suo futuro».

Twitter @DanieleBovi

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