Una infermiera (©Fabrizio Troccoli)

di Daniele Bovi

Dall’accorpamento dei distretti sanitari alla capacità di spendere l’enorme mole di fondi UE, dalla squadra dedicata alla gestione dei progetti a una governance centrale più forte, dalla miglior presa in carico dei pazienti cronici fino a sanità digitale, istituzione dell’Irccs, hospice da portare in tutto il territorio e non solo. Sono dodici le linee strategiche del nuovo Piano sanitario regionale, il documento con cui si punta a ridisegnare il settore nei prossimi anni. Palazzo Donini, ora alle prese con le dimissioni del direttore Claudio Dario e quindi con la necessità di individuare il sostituto in una delle caselle chiave dell’amministrazione, le ha messe nero su bianco in un documento condiviso giorni fa, prima dell’approvazione di venerdì in giunta, con i sindaci.

LE DIMISSIONI DI DARIO E LE IPOTESI PER IL DOPO

Il documento Le dodici priorità sono state tracciate dopo che un libro bianco ha delineato quelle che sono le principali criticità del sistema regionale (delle quali ci occuperemo più diffusamente in un altro pezzo). Tra queste c’è l’articolazione del sistema dei distretti, a oggi 12: una frammentazione che «comporta una sostanziale disomogeneità nell’erogazione delle prestazioni, con conseguente mancanza di equità di accesso alle stesse». Da qui, dunque, l’idea di accorparli in un massimo di cinque o sei, così da renderli più uniformi e, in termini di servizi, omogenei; il tutto tenendo però fermo il numero delle attuali zone sociali.

L’UMBRIA SI DOTERÀ DI UN ELISOCCORSO DEDICATO

Distretti Questi nuovi distretti andranno poi riorganizzati con l’istituzione di dipartimenti di cure primarie, diretti da una figura che si occuperà degli aspetti tecnico-professionali, mentre a rapportarsi con sindaci e mondo politico sarà il direttore. La sanità del futuro poi non potrà non tenere conto dell’impatto dell’emergenza sanitaria in corso da più di un anno. Nel documento si parla di un miglioramento di capacità di spesa delle risorse per quanto riguarda strutture, tecnologie, personale e così via: per cercare di centrare l’obiettivo «verrà istituita un’articolazione organizzativa dedicata al coordinamento e monitoraggio che definirà le strategie d’investimento»; una squadra di project manager, inoltre, si occuperà della gestione dei progetti.

L’assetto e la sanità digitale C’è poi il tema della governance e dell’assetto istituzionale. Nelle linee strategiche non viene toccato un argomento – politicamente rovente – come quello dell’articolazione territoriale delle aziende, ma si parla della necessità di una governance centrale «più forte e coesa», con un vero e proprio «board» formato dal direttore regionale, da quelli delle aziende e dai vertici di Umbria salute e Umbria digitale, società prossime alla fusione. Questo gruppo si occuperà, tra le altre cose, di disegnare le strategie di investimento le politiche di reclutamento del personale. Vasto il capitolo della sanità digitale: il Covid ha posto l’accento sull’importanza dei servizi territoriali e così sarà creato un Dipartimento di prevenzione interaziendale che, anche in stretto contatto con l’assessorato, oltre alla gestione della pandemia si occuperà di campagne di prevenzione anche utilizzando nuove tecnologie.

PERCHÉ UMBRIA SALUTE E UMBRIA DIGITALE SI FONDONO

La rete ospedaliera Tra gli obiettivi c’è anche quello di incrementare l’adesione dei cittadini al Fse, il Fascicolo sanitario elettronico con lo scopo di «sviluppare un ecosistema di servizi di sanità digitale». Per quanto riguarda la rete ospedaliera, ovviamente non si scende nei dettagli anche se alcuni paletti vengono fissati, come la necessità di migliorare la distribuzione dei posti letto per acuti e di definire la vocazione delle diverse strutture, strettamente collegate ai volumi di prestazioni svolte; una riorganizzazione che, sulla base delle indicazioni della Regione, sarà in capo alle strutture sanitarie. Centrale anche la creazione di un Irccs, un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico; una struttura di eccellenza, che perseguirà finalità di ricerca, per la cui realizzazione sarà decisivo il rapporto con l’Università.

L’Irccs Al momento in Italia ce ne sono 51 che operano in tantissimi settori, e l’Umbria è l’unica regione del Centro Italia a non averla; crearne una ha l’obiettivo anche di attirare nuovi professionisti e ridurre la quota di umbri che decidono di curarsi fuori regione. Umbri ai quali va garantita anche una migliore presa in carico, specialmente per quanto riguarda i pazienti cronici, in crescita in una regione che invecchia sempre di più. Questa presa in carico dovrà essere più uniforme, con piani di cura personalizzati e, anche qui, un maggiore utilizzo delle tecnologie. Ma non solo: l’approccio dovrà essere sempre più globale, quindi senza trascurare gli aspetti psicologici e sociali.

Servizi sociali e hospice Il nuovo Piano si pone anche l’obiettivo di cambiare il sistema di accreditamento dei servizi sociali: in particolare ne sarà sviluppato uno «analogo a quello utilizzato in sanità, per fornire alla committenza pubblica uno strumento di governo del mercato dei servizi, oltreché nuove possibilità ai Comuni nella scelta delle modalità del loro affidamento (non più solo appalto, ma anche affidamento diretto)». Infine, l’hospice: al momento sono solo 28 i posti letto in Umbria contro i 47 previsti dalla normativa nazionale. In più le modalità di accesso sono diverse a seconda dei territori e mancano le figure professionali. «L’hospice – è detto nel documento – costituirà il vertice della nuova rete della palliazione. I palliativisti assisteranno i pazienti su tutto il territorio, soprattutto nelle residenze protette e a domicilio, facendo formazione ai medici di medicina generale, infermieri e medici delle residenze protette. Verrà inoltre sviluppata la rete di palliazione pediatrica». La sanità umbra del futuro prova a ripartire da questi 12 punti.

Twitter @DanieleBovi

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