Presentato ormai quasi un anno fa e mai discussa, è stato rispedito in commissione il disegno di legge del capogruppo pd Tommaso Bori sulla riduzione delle indennità di consiglieri regionali, assessori e presidente. L’atto è stato illustrato martedì durante la seduta da Bori che, come chiesto dalla conferenza dei capigruppo, ha poi proposto di rinviarlo in commissione, dove peraltro non era mai approdato. L’assemblea ha detto sì all’unanimità e il capogruppo dem durante il suo intervento ha assicurato che la sua «non vuole essere una proposta populista o pauperista. Quanto accaduto con il referendum ci interroga come rappresentanti istituzionali e la risposta, anche da parte nostra, deve esserci. Non deve essere un atto di forza, ma un atto condiviso».
E ORA SI PUNTA AL «CONSIGLIERE SUPPLENTE»
‘LODO MELASECCHE’, SE NE RIPARLERÀ NEL 2021
In commissione Bori si è detto pronto a «ragionare insieme» agli altri gruppi in commissione: «Il concetto alla base della legge – ha detto – è ‘contare di più e costare di meno’. Dobbiamo interrogarci sulla comunità e sui territori che governiamo. Nel 2020 in Umbria ci saranno, per la prima volta, più pensioni che stipendi. Per la prima volta ci sarà un largo numero di giovani che non studiano e non cercano lavoro, mentre la disoccupazione giovanile, anche tra coloro che hanno studiato, cresce. Dobbiamo allora dare un segnale a una regione sempre più ancorata al sud del paese. Si potrebbe risparmiare oltre un milione di euro, un primo contributo per affrontare alcune delle principali criticità dell’Umbria». Attualmente, in media, un consigliere regionale percepisce circa 11.600 euro al mese.