Un momento della riunione

di Daniele Bovi

L’approccio è dimesso, la situazione molto delicata e le risorse poche. In un hotel di Perugia mercoledì pomeriggio il Pd dell’area di Perugia e del Trasimeno si è chiuso in una stanza per discutere delle candidature da schierare nel collegio, uno di quelli chiave. A essere invitati alla riunione, guidata da alcuni membri della segreteria (Matteo Burico, Nicola Casagrande e Alessia Dorillo oltre al sindaco di Marsciano Alfio Todini) erano tutti i segretari di circolo della zona, dei quali ce n’erano sì e no trenta, ma una spiegazione c’è: il caso Perugia – dicono dal Pd – era già stato trattato ampiamente la sera prima, fino a notte fonda, a Ponte San Giovanni, e così ai segretari di Perugia nel pomeriggio è stato detto che non era necessario venire; per loro, avrebbe parlato Polinori. Già dall’esordio si capisce il clima: «Abbiamo 40 giorni di tempo per convincere le persone – ha detto Burico – e la situazione non è bella». Per farlo le risorse economiche a disposizione non saranno molte: «In una riunione il responsabile nazionale organizzazione – ha continuato – ci ha spiegato che non ci sono fondi, molto sarà lasciato ai candidati e ai loro soldi, non aspettiamoci una massiccia campagna mediatica». Il grido di battaglia è uno: «Bisogna fare il corpo a corpo nei territori».

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Ciclo delicatissimo Le elezioni del 4 marzo saranno le prime di un ciclo delicatissimo che di fatto si concluderà con le regionali del 2020: a primavera ci saranno le comunali (in ballo Umbertide, Spoleto, Corciano, Passignano e non solo), poi nel 2019 Perugia, Terni e un’altra cinquantina di Comuni e infine, nel 2020, le regionali. Lo snodo di marzo, di questo i più avveduti ne sono consci, sarà decisivo: «Siamo in una situazione critica – esordisce Todini – c’è difficoltà nel rapportarsi coi cittadini. Il voto avrà conseguenze anche sulle amministrative del 2019, perché c’è un rischio del ‘tana libera tutti’: se avremo addosso il marchio della sconfitta ci chiederanno, a noi che amministriamo, di fare un passo indietro e cominceranno a parlare di candidati esterni, di ‘modello Assisi’». Gelo in sala. Cruciale è il tema del capoluogo: «La presenza – dice il sindaco – deve essere visibile e ben marcata perché Perugia non è un problema di Perugia, ma di tutti».

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Ci giochiamo la città A prendere appunti c’è anche il segretario cittadino Paolo Polinori, ovviamente molto interessato: «Qui – dice senza mezzi termini – si gioca gran parte del 2019 e della Regione; serve un occhio di riguardo per la città, a dispetto della coalizione. Dobbiamo dare la sensazione che Perugia sia davvero il capoluogo». In serata è stata riunita la segreteria e tra le opzioni sul tavolo c’è anche quella di un documento in cui ribadire questi concetti. Da non dimenticare poi che, a Perugia, a sinistra del Pd c’è un competitor importante come Liberi e uguali, che proprio in queste ore ha sostanzialmente chiuso sul capitolo candidature: «Il competitor che abbiamo a sinistra – dice Todini – è rognoso, a Perugia può farci male e lì sono confluiti anche quelli che erano segretari di circolo del Pd, gente che ha rapporti col territorio». Secondo Todini serve un confronto sul programma: «Non guardiamo i sondaggi e cerchiamo di capire a quale elettore vogliamo parlare, intanto cerchiamo di recuperare gli scoglionati, quei 45-50enni magari più legati al passato, e di non spingere di là gli indecisi».

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Cosa fare Possibilità «per risalire la china» però ce ne sono, «parlando ad esempio – dice il sindaco – di quanto fatto e rivolgendoci a quelli che l’abolizione del canone magari li fa incazzare. Non giochiamo con le regole degli altri e togliamoci la maschera di quelli che hanno fatto tutto bene ma non ci hanno capito. Siamo umili». Temi come scuole e trasporti sono quelli che mette sul tavolo Sergio Batino, sindaco di Castiglione del Lago e segretario della Federazione Pd del Trasimeno, che però bolla la discussione come «inutile. Andava fatta mesi fa, e poi sui collegi deciderà Roma, perciò evitiamo tensioni su temi sui quali non saremo chiamati a prendere decisioni». Umiltà e individuazione di quattro o cinque «temi forti» sono invece le parole d’ordine della consigliera regionale Carla Casciari: «A Perugia c’è uno scollamento forte, chi sta in mezzo alle persone percepisce un certo astio, qualsiasi cosa sembra colpa del Pd». A non andare giù, a Casciari come ad altri, è poi il fatto che l’attuale amministrazione comunale si intesti i meriti delle opere che vengono realizzate con risorse di altri.

Comunicazione e non solo «Ci sono interventi enormi – attacca sul punto Marco Gambuli – e decine di milioni di investimenti ma non riusciamo per una sbagliata strategia comunicativa a rivendicarli, mentre Romizi sventola tutto come opera sua; non riusciamo a vendere le cose che abbiamo fatto». C’è poi chi si preoccupa dei social, chiedendo maggiore attenzione e chi parla di sondaggi: «La tendenza nazionale – dice Dorillo – ci racconta di un trend che deve vederci tutti impegnati a recuperare, tra il 24 e il 26 per cento mentre il centrodestra è sulla soglia critica del 40 per cento». Secondo la presidente di Tsa «l’obiettivo della segreteria è ridefinire l’agenda politica della regione e far capire le ricadute positive in Umbria delle scelte del governo». E il giudizio sui parlamentari uscenti, dei quali non tutti probabilmente saranno ricandidati? Per Batino, che si riserva a nome del Trasimeno di esprimere una candidatura, «è positivo», per Todini non pienamente: «Sui problemi degli amministratori – dice – non li ho visti troppo attenti». Un rapporto col territorio che invece secondo Polinori è stato mantenuto.

Twitter @DanieleBovi

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