Pubblichiamo il contributo della collega Laura Santi su un tema importante come l’accessibilità alla città per le persone disabili

di Laura Santi

Quando ho letto la notizia della riapertura della ZTL in centro storico a Perugia, mi sono messa una mano sugli occhi e ho pensato “siamo finiti, il centro è finito”. Poi mi addentro nella notizia, leggo nel dettaglio e tiro un mezzo sospiro: proprio di riapertura totale non si tratta. Non è che dobbiamo prefigurarci le scene della Perugia anni ’70, quelle con le auto pure in corso Vannucci. E poi i diversi punti di vista: utile sì o no al commercio, efficace sì o no come segnale, rischioso sì o no per l’inquinamento, rispettoso sì o no dei residenti, eccetera.

ZTL: ECCO LA RIVOLUZIONE

Quello che ogni volta mi stupisce è notare come nel dibattito pubblico, specialmente social, si discuta di tutto – proprio di tutto, che noi perugini siamo puntigliosi – e si commenti tutto. Ma mai, dico mai compaia una voce piccola, sparuta, isolata sui disabili. Niente, scomparsi dal dibattito, non pervenuti. Io ci provo, a parlarne: risposte o reazioni, zero. Le ipotesi sono tre: o è scontato che il nostro diritto ai parcheggi sia blindato; o la gente che commenta sui social se ne frega, priorità zero; o è agli stessi disabili che non frega più nulla di andare in centro, fare shopping, vedere il posto più bello della loro città. Può darsi, perché di persone in carrozzina in acropoli non ne vedo molte (in compenso i pass speciali sui parabrezza proliferano).

Non ho la competenza per capire qual è la scelta giusta, lo vedremo solo strada facendo: in ‘strada’ appunto, fuori dalle polemiche sul web. Forse mi sto facendo troppi film, e sindaco, Amministrazione e forze dell’ordine hanno già pensato al problema aggiuntivo che si creerà per i disabili, che su viale Indipendenza, piazza Italia, zona Brufani trovano spesso l’unica possibilità. La municipale di stanza a Palazzo dei Priori, posso testimoniarlo, ci va già dura con le multe agli abusivi.

Il problema è fermarli prima, gli abusivi. Acchiappare i posti prima di loro. O anche, arrivare prima di altri disabili muniti di pass, ché i posti sono risicati, mentre i blu (che per noi sono aperti, va detto) sono quasi sempre pieni. Ed è chiaro che più aumenta il giro (la “ronda” in piazza Italia che alcuni paventano), meno salvezza c’è. La differenza con tutti gli altri, semmai non fosse chiaro, è solo una: io non posso scegliere.

Non posso scegliere se pagare un parcheggio Sipa (tanto o poco, è altra questione) e farmi una passeggiata fino al corso: per me l’alternativa alla famosa ‘ronda’, se non trovo posto, è – già succede – tornarmene a casa. Finchè mi alzavo un po’ sulle gambe, per ‘tigna’ andavo al parcheggio del mercato coperto, che però ha gli scalini all’uscita degli ascensori; la mia assistente si caricava a braccio la carrozzina; io a piedi aggrappata ai cancelli e abbracciata a lei; e faticando un po’, la sfangavo. È la stessa cosa che faccio ancora oggi nei bagni pubblici e in negozi o locali, ogni volta chiedendomi, “io mi alzo, ho solo la sclerosi multipla: se non mi alzassi? Un paraplegico come fa? E ‘quando’ – non se – non mi alzerò più?”. Dell’accessibilità però meglio non parlare qui. Invece è il caso di chiedersi: dove sono scomparsi i disabili nel dibattito pubblico e social? Prima domanda.

Seconda domanda: l’Amministrazione ha pensato a questo problema? Magari non è uscito sui media perché fa poca notizia, i numeri sono bassi? Banalmente: perché non trovo mai una voce coinvolta, su Facebook e compagnia? Abbiamo gettato la spugna? Eppure anch’io faccio girare l’economia, forse meglio di uno studente che deve contarsi gli euro, se vogliamo fare il conto della serva. Se invece vogliamo volare più alto, è una questione di pari opportunità e diritti umani. Lo ripeto, elementare quanto fastidioso: noi non possiamo scegliere.

Io non posso scegliere, e quando salgo in centro prima di viale Indipendenza ho già la mappa mentale dei posti da cercare. Lì è preso, lì è preso, lì anche. Proviamo piazza Italia, niente. Proviamo zona Brufani, niente. Riprendiamo per via Baglioni, preso. piazza Matteotti, posti di forze dell’ordine. Ce ne sono un paio, “utopici”, in via Alessi. Altri ancora, ancora più utopici perché imprendibili, in piazza Piccinino. Molti parcheggiatori sono disabili, è il caso di dirlo; alcuni invece sono “normalissimi” senza pass, e le volte che mio marito o la mia assistente li beccano in flagrante, “guardi sto andando a prendere mia suocera invalida” (in tal caso perché non ha il pass esposto? Da quando sono disabile noto l’esercito solidale delle suocere, nonne, zie “da andare a prendere”. Un vero dramma sociale). Per me, andare in centro è una scommessa. A volte la vinco, a volte no. In caso negativo, torno a casa. È tutta qui la questione.

Quindi, sindaco Romizi – che so essere sensibile al problema – Amministrazione, forze dell’ordine: avete pensato a come incrementare, per quanto possibile vista l’acropoli, e soprattutto blindare, i posti disabili nel caso probabile di congestione auto? Pubblico, automobilisti, commercio: avete considerato che noi giriamo, spendiamo, esistiamo? Persone con disabilità: avete rinunciato ad avere voce nel dibattito e a volervi godere il vostro centro storico? Io non ci vorrei rinunciare.

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