Un immigrato arrivato negli anni scorsi a Perugia (foto F.Troccoli)

Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata «cittadini di Ponte Felcino» che intervengono sul caso dell’ostello, di cui molto si sta discutendo in questi giorni. Nella lettera si sottolinea come nel corso del tempo i profughi ospitati non abbiano mai provocato situazioni di particolare allarme, e si chiede un incontro al sindaco Romizi.

Il polverone che ormai va avanti da mesi sui richiedenti asilo dell’Ostello “Villa Giardino” di Ponte Felcino è quanto meno bizzarro. È addirittura nato un comitato di cittadini a difesa del paese (non si sa bene da cosa), che ha raccolto e presentato in Comune firme affinché l’Ostello fosse “liberato” e restituito alla comunità e per rendere il paese più sicuro. Nessuno di quelli che hanno raccolto firme ha mai avuto la curiosità di vedere chi sono quelle persone, da dove vengono, come vivono, come passano le loro giornate e soprattutto perché sono lì. In anni di attività l’Ostello non è mai stato utilizzato dalla comunità di Ponte Felcino per alcun tipo di iniziativa (la maggior parte degli abitanti di Ponte Felcino non era neanche a conoscenza dell’esistenza di questa struttura) e le inutili e sterili polemiche messe in piedi in questi mesi sono solo strumentali e fini a se stesse. Dietro, guarda caso, c’è la regia dei gruppi dell’estrema destra di Perugia. Ovviamente queste voci non hanno fatto altro che alimentare il malcontento di un paese da anni ai margini della città: molti hanno trovato il capro espiatorio proprio in questi ragazzi che transitano all’Ostello. Ad alcuni dà fastidio solo vederli camminare per strada, e questo basta per fargli dire “cacciamoli”.

OSTELLO, BOTTA E RISPOSTA PD-CICCHI

Razzismo Le motivazioni addotte per giustificare la loro intolleranza e il loro razzismo sono da subito risultate assolutamente inconsistenti, smentite a più riprese e a gran voce da moltissimi abitanti del paese, anche da voci autorevoli come quella del parroco o del Vescovo, che conoscono bene i ragazzi dell’Ostello poiché la domenica molti di loro vanno in Chiesa per seguire la messa. Per verificare l’inconsistenza di queste voci di pochi soggetti intolleranti (ma ben organizzati) basta chiamare la Questura e chiedere conto delle segnalazioni arrivate a carico delle centinaia di ragazzi che si sono avvicendati negli ultimi due anni. Nessuna denuncia. Basta sentire coloro che abitano accanto all’Ostello per sapere quali e quanti problemi questi ragazzi abbiano recato alla quiete pubblica. Nessuna segnalazione. Al massimo può essere successo che in particolari e rare circostanze abbiano fatto festa e ascoltato musica, magari fino a tardi. Ma sono davvero questi i problemi di ordine pubblico del paese?

L’OSTELLO IN FESTA TRA CIBO E RACCONTI
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Incontro Quella che ne è venuta fuori è l’immagine di un paese intollerante e per nulla accogliente. E noi non ci stiamo! La verità è un’altra: il tessuto sociale di Ponte Felcino subisce da decenni una crisi di identità profonda e ogni volta che arriva “lo straniero” di turno lo si carica di qualsiasi colpa. È vero che ci sono stati, e continuano a esserci, problemi di ordine pubblico, anche importanti, ma non certo per colpa dei ragazzi dell’Ostello. Nel frattempo sui social network è nato il gruppo “Ponte Felcino Antirazzista”, con lo scopo di dimostrare che nel paese c’è gente sana che non ci sta all’idea di Ponte Felcino come luogo della non accoglienza. Il gruppo conta ben oltre 500 iscritti ed è in rapida crescita, contro i poco più di 200 del sedicente “Comitato Ponte Felcino”, manovrato da esponenti della destra estrema, che ovviamente hanno visto in questa situazione (sulla pelle di persone che fuggono dalla miseria in cerca di una vita) un ottimo mezzo per propagandare le loro insulse proposte di società (in)civile. Chiederemo un incontro tra Sindaco e associazioni locali, affinché venga chiarito questo che sembra a tutti gli effetti un odioso malinteso.

«Se potessimo guardare il mondo / con gli occhi schietti di un bambino / nulla ci sarebbe poi precluso / i sogni si farebbero destino». (Pasquino Perugino)

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