di Maurizio Troccoli

Se è vero che l’Italia continua a dividersi tra fronti opposti, in politica come nello sport, sulla scienza come per la religione, è anche vero che in tema di scuola esiste una identica distinzione. Da un lato quelli che pensano che la scuola debba formare senza preoccuparsi della possibilità di trovare lavoro. Dall’altro quelli che la considerano inutile se non finalizzata a tale scopo. A prescindere da come la si pensi c’è un dato che vale per tutti ma che non tutti conoscono. Nonostante è sulla bocca di tutti la ‘disoccupazione crescente’, l’Italia ha bisogno, da qui ai prossimi anni, di 250 mila tecnici specializzati. E non ce li ha. Ecco una delle ragioni per cui, in tanti, anche da fuori regione, guardano al modello umbro degli Its.

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L’approfondimento Cos’è? A farla semplice è un istituto superiore, che prende diplomati e li forma per farli diventare tecnici altamente specializzati sul versante dell’innovazione. E’ una scuola di formazione, gratuita, istituita dal ministero dell’Università e della ricerca, che si propone come percorso alternativo all’università. Una volta finito il biennio, si diventa tecnico superiore, con un diploma di quinto livello. Mentre chi conclude il triennio, diventa tecnico specializzato, con un diploma di sesto livello, paragonabile a una laurea triennale. Con la differenza però che qui è tutto calibrato attorno all’impresa, alle sue esigenze e anche alla sua mentalità. A partire dal fatto che questo è l’unico istituto superiore che viene monitorato e valutato dal Miur e, se non raggiunge gli obiettivi prefissati, viene chiuso. Ecco perchè riesce a stare al passo degli standard di innovazione tecnologica, a fornite una percentuale di assunti – una volta finito il corso di studio – non paragonabile ad altre esperienze e favorisce, in maniera prevalente, l’aspetto pratico a quello teorico, con una forte esperienza all’interno dell’impresa.

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Per capirne di più I campi di azione, ovvero i corsi, sono quelli di Meccatronica, Agroalimentare, Biotecnologia, Sistema casa, Marketing e Impresa digitale 4.0, preparato sulle più moderne tecnologie. Per fare un esempio la Meccatronica dell’Its dell’Umbria sforna meno tecnici specializzati di quelli richiesti dalle aziende, ottenendo un 100 percento di occupazione dei diplomati. Gli altri corsi, invece, hanno una percentuale di ragazzi che trovano lavoro entro i due anni dal diploma, che varia tra il 70 e il 90 percento. Per meglio corrispondere a queste tendenze la Meccatronica, per il nuovo anno, prevede ben tre corsi ed è possibile iscriversi, a questi come agli altri, fino al prossimo 12 ottobre, per un totale di 25 allievi per ogni rispettivo settore. Secondo Oscar Proietti, direttore tecnico dell’Its, questa è la strada giusta per fare in modo che la formazione sia ancorata ai cambiamenti della società. E oltre a richiedere un investimento sempre più costante e cospicuo da parte delle istituzioni, il suggerimento è quello di aprire ulteriori percorsi formativi su materie che richiederanno sempre più occupati, sempre più specializzati. Ne indica alcuni Proietti e sono: Turismo, moda ed efficienza energetica.

L’impresa Paolo Bazzica, invece, imprenditore che ha aderito al progetto dell’Its e che operando in un settore altamente specializzato e tecnologico, ospita nella sua azienda gli studenti per la formazione e poi li assume pure, aiuta a far capire quanto importante sia il contributo della mentalità imprenditoriale all’interno del sistema formativo. Egli sostiene che «ad avvantaggiarsene è l’intero territorio». E per dargli torto bisognerebbe trovare una tesi contrapposta, altrettanto sostanziata dai fatti. Rimanendo a questa però, resta da dire che l’Itis, che parte da un progetto del ministero, mette insieme le istituzioni locali, come la Regione, che finanzia l’iniziativa, poi include sia le associazioni di categoria, quelle degli industriali e degli imprenditori ma anche quella degli artigiani, gli ordini professionali delle varie figure che orbitano attorno a questa realtà e infine gli imprenditori, realizzando una impalcatura di strumenti e competenze che, in progress, disegna l’avanzamento e il consolidamento di questo progetto. Quale ruolo occupa l’impresa in questa formazione? Eccolo spiegato brevemente: innanzitutto le aziende partecipano alla programmazione didattica. In secondo luogo il 60% dei docenti arrivano dal mondo del lavoro. Inoltre, 800 ore sono di tirocinio nell’impresa. E, infine, le imprese, dialogando sistematicamente sia con la fondazione che sorregge il progetto che con i formatori, segnalando le figure di cui necessitano sulla base dei cambiamenti e delle innovazioni che sopraggiungono, sia nel processo produttivo che nel prodotto richiesto dal mercato.

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Ha collaborato Manuel Guerrini

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