La presentazione del progetto

di Ivano Porfiri

Nessun centro commerciale, niente cemento, nessuna costruzione sul Pian Grande. Il Villaggio che ospiterà le attività produttive di Castelluccio di Norcia sarà realizzato attraverso un intervento di recupero ambientale di una cava dismessa adiacente il piccolo paese. Qui verranno spostati temporaneamente 10 ristoranti (da 50 a 120 metri quadri ciascuno), un bar e tre piccoli caseifici che si trovavano a Castelluccio. La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, il vice Fabio Paparelli e il sindaco di Norcia Nicola Alemanno sono intervenuti nella conferenza stampa di presentazione del progetto per smentire molte delle notizie circolate nei giorni scorsi, facendo scaturire anche una petizione online contro un fantomatico «centro commerciale» sulla Piana. «L’alternativa – è stato detto – era tra piazzare 46 container (come avvenuto nei progetti di delocalizzazione di altri comuni) e un progetto ambientalmente migliore, che esisterà fino a che le attività produttive saranno ricostruite».

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Come sarà il villaggio «Il complesso – ha spiegato l’architetto Paolo Verducci, che ha collaborato con l’archistar Francesco Cellini – sarà di 1.560 metri quadri realizzati con una struttura leggera di acciaio e legno avvitata, quindi assemblata a secco (senza leganti come il cemento), secondo le norme dettate dal commissario per la ricostruzione. La coibentazione sarà in canapa e la copertura verrà realizzata con prato di Castelluccio seguendo la dorsale in modo da integrarsi con il paesaggio. Ci sarà anche una piazza. A parte le 14 attività (ristoranti, bar e caseifici) ci saranno un locale per la proloco, la sede per la scuola di volo, uno spazio per bancomat, servizi igienici e un infopoint per l’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il progetto è abbastanza schematico nelle linee, questo perché è modulare e temporaneo con tempi certi e facile da poter smontare una volta terminata la necessità». I costi, circa 2,5 milioni di euro, saranno interamente coperti da fondi della protezione civile. La Nestlé, che tanto si è spesa nel lancio dell’idea con il crowdfunding #rinascitacastelluccio ha raccolto circa 130 mila euro, sufficienti appena alla progettazione. I tempi di realizzazione devono tener conto di due gare pubbliche necessarie: una per la bonifica della cava e le opere di urbanizzazione, l’altra per la costruzione. L’obiettivo è aprire tra fine inverno e inizio primavera 2018. Il 28 luglio alle 15, a Castelluccio, ci sarà la presentazione ufficiale nella cava dismessa. Tutta la giunta regionale sarà presente.

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Non si può scherzare La presidente Marini ha sottolineato come «qui la scelta era container o un progetto di maggiore qualità ed è stata scelta la seconda strada, anche se più impegnativa e con tempi leggermente più lunghi. Ora non è accettabile che nella rappresentazione diventi addirittura l’esatto opposto». Il riferimento è alla campagna social con tanto di petizione partita contro il fantomatico centro commerciale. «L’intervento – ha detto – rientra nell’ambito del sistema di protezione civile, su cui non si possono dare informazioni distorte e non corrispondenti a realtà dei fatti. A differenza degli altri interventi, non potevamo intervenire con i moduli come in altri luoghi che, seppur sensibili dal punto di vista ambientale, non sono paragonabili alla realtà di Castelluccio. È un intervento temporaneo e reversibile ma fatto con molta più attenzione che in un’area industriale o urbana. Ringrazio la comunità di Castelluccio che, avendo aree di proprietà, poteva scegliere di delocalizzare in posti diversi e invece ha accettato di stare in un luogo organico».

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Troppe bufale Paparelli ha esordito citando la «bufala giornalistica uscita su un quotidiano di ieri». «Innanzi tutto – ha specificato – non è vero che abbiamo privilegiato questo progetto su altri di delocalizzazione delle imprese: la fase progettuale per Norcia, Cascia e Preci è terminata, alcune aree sono in fase di gara altre già aggiudicate e lavori stanno per iniziare. Anzi, per Castelluccio semmai siamo un po’ in ritardo per la complessità del progetto e la lunga fase partecipativa con la popolazione». Poi le altre smentite: «Noi non costruiamo, né potremmo, farlo centri commerciali di qualunque specie. Qui diamo sistemazione temporanea alle attività produttive danneggiate finché le loro strutture non saranno ricostruite. Non c’è fretta ma l’esigenza che le attività produttive riprendano al più presto perché ci sono famiglie che ci vivono. Non ci sarà nessun cemento. Le macerie di Castelluccio non sono state ancora rimosse perché la strada non è ancora completamente riaperta, ieri è iniziata la demolizione. Infine non ci sarà nessuna costruzione sul Pian Grande».

Appello del sindaco Il sindaco Alemanno ha rivolto un «appello ai media: chiamateci, abbiamo sempre risposto, piuttosto che scrivere cose non vere. Castelluccio è il simbolo del territorio, c’è polemica per ogni cosa si fa o non fa. Ma si deve capire che i primi ambientalisti sono i castellucciani, non c’è comunità più attenta al proprio territorio. Arriviamo a questo progetto dopo una serie di incontri e scontri. Qui non stiamo attuando una scelta politica o urbanistica di un nuovo insediamento, ma stiamo applicando la legge che dice di dare una sede alle attività produttive. Quelle strutture saranno lì qualche anno, consentiranno l’accoglienza di turisti che speriamo siano sempre di più per farli mangiare, vendere i prodotti locali. Avremmo potuto fare di più, meglio, prima: può darsi ma oggi presentiamo un progetto bello».

«Per noi un modo di ripartire» Quindi hanno preso la parola gli abitanti di Castelluccio. «Il progetto – ha sottolineato Alberto Pasqua (presidente della comunanza agraria) – è stato condiviso da tutta la comunità. È un modo di ridare la possibilità a coloro che hanno perso il lavoro di ricominciare e tornare a una normalità. Non si può scherzare su cose così delicate. Speriamo sia realizzata prima possibile e che anche gli altri progetti per Castelluccio siano realizzati in questo modo. Chi sui social ha pubblicato notizie non veritiere lo preghiamo di dare una corretta informazione». Giovanni Perla dell’associazione Abitanti di Castelluccio onlus, si è quasi commosso dicendo che «vedere loro che da 10-11 mesi non hanno più un lavoro per me è devastante. Questo progetto è una rinascita, un modo per tornare a vivere. Oggi 20 luglio un anno fa lavoravano in paese 120-130 persone, oggi ne lavorano 10. Le attività produttive sono quasi tutte inagibili, se non ripartiamo subito la comunità scompare, molti anziani non rivedranno più la loro casa. Gli altri stanno cercando di ricominciare la loro attività e la loro vita. Già solo la strada ci dà modo di rivedere quel posto. I veri ambientalisti siamo noi, una cosa che deturpa l’ambiente non l’avremmo mai accettata». Un commerciante ha ringraziato anche per la tensostruttura montata in questi giorni per offrire uno spazio provvisorio e dove domenica prossima si festeggerà il patrono San Vincenzo con un pranzo. «I turisti che sono venuti in questi dieci giorni non sono curiosi del selfie ma persone che ci amano e ci vogliono aiutare».

Umbria e le altre regioni terremotate Per ultimo ha preso la parola Vincenzo Pastorella (coordinatore di 66 comitati cittadini delle 4 regioni colpite dal sisma). «Abbiamo un quadro di quello che accade, noi abbiamo fatto proteste ad Amatrice per i ritardi della delocalizzazione, quindi a sentire questa cosa di Castelluccio siamo caduti dal pero. Noi se dobbiamo protestare lo facciamo e anche pesantemente. Abbiamo chiesto: fate un centro commerciale? No. Nestlè ci mette un negozio? No, ci mette il 5% e lo chiama ‘Villaggio Nestlè’ quindi abbiamo capito che si sta facendo solo pubblicità. Noi abbiamo a che fare con regioni che vogliono fare le piste ciclabili con i soldi degli sms. Secondo noi il villaggio è una cosa buona perché se la vogliono i castellucciani, se si rispettano i vincoli ambientali per noi va bene».

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