Monsignor Vincenzo Paglia (foto archivio)

di Marco Torricelli

Loro lo sanno. Le informazioni di garanzia, obbligatorie per proseguire nelle indagini avviate a carico di qualcuno, le hanno ricevute. E adesso friggono. Come pure quelli che non sono stati ‘avvisati’, ma magari sanno di essere in qualche modo coinvolti. In una storia in cui si parla di truffa e bancarotta. Per milioni di euro. I debiti della diocesi.

Gli ‘avvisi’ La Procura della Repubblica ha deciso di rompere gli indugi ed ha spedito un mucchietto di avvisi di garanzia: tecnici e professionisti, si dice. Forse pure un notaio. La dottoressa Elisabetta Massini, titolare delle indagini, non parla e il neo procuratore capo, Cesare Martellino, non è in città. Rientrerà martedì mattina ed è previsto un vertice per fare il punto della situazione. Dopo, forse, se ne saprà di più.

Crack Cassetta A partire da quella che viene definita la ‘madre di tutte le inchieste’, quella che nel 2011 ha portato la dottoressa Massini, a puntare un riflettore sull’acquisto della villa dell’imprenditore Antonio Cassetta ad opera della Umbria Ecologica, di cui faceva parte, insieme ad un gruppetto di imprenditori, l’uomo il cui nome ricorre con imbarazzante frequenza in molte delle spericolate operazioni condotte negli anni all’ombra della Curia, Luca Galletti.

Chi sa Ma negli anni sono stati anche altri, a vario titolo, gli uomini vicini a monsignor Vincenzo Paglia entrati ed usciti dalla ribalta e che, magari, potrebbero avere delle cose interessanti da raccontare: dall’attuale presidente dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero, Giampaolo Cianchetta; al direttore dell’ufficio amministrativo della diocesi, Paolo Zappelli; fino a monsignor Francesco De Santis, che fino alla nomina dell’amministratore apostolico, monsignor Ernesto Vecchi, ha ricoperto il ruolo di ‘reggente’, in sostituzione di monsignor Paglia, e che è stato protagonista, con la Doces, una delle tante società finite nel tritacarne, in una vicenda giudiziaria relativa al Grand Hotel Terme Salus Pianeta Benessere di Viterbo.

Silenzio Lui, monsignor Ernesto Vecchi, sceglie il silenzio: «In questa settimana – fa dire dall’ufficio stampa della diocesi – vuole essere concentrato sulle celebrazioni per la Pasqua e preferisce, anche se si rende conto delle vostre esigenze, rimandare qualsiasi dichiarazione». Quello che ha detto domenica, però, è stato sufficiente: «I debiti ci sono», aveva dichiarato. E, detto da uno esperto nella lettura dei bilanci, come lui è, somiglia tanto ad una sentenza.

La massoneria Ma a sapere, e a tacere, sono anche altri. Gli affiliati, per dire, ad una potente loggia massonica locale della quale, peraltro, fanno parte molti dei personaggi – costruttori, notai, avvocati, professionisti – che in questi anni si sono interessati (o sono stati portati ad interessarsi) delle vicende religioso-affaristiche che hanno ruotato intorno alla diocesi ed al vescovo Paglia. In quella loggia, spesso, si è discusso delle questioni che oggi sono al centro dell’attenzione della magistratura.

Terni, Narni e Amelia Il castello di San Girolamo e la sua vendita, da parte del Comune di Narni, è sicuramente una di queste: il sequestro della documentazione da parte della squadra mobile, avvenuto venerdì ad un anno esatto da un’operazione analoga, fa pensare ad una mossa della procura tendente a ‘fermare il tempo’ ed averne così di più per proseguire nelle indagini. E proprio tra i tecnici del Comune di Narni, infatti, potrebbero esserci alcuni dei destinatari degli avvisi di garanzia. Ma anche la vicenda relativa all’ex convento delle Orsoline di Terni, o quella del complesso di Santa Monica di Amelia, sono state certamente oggetto di ‘distratte chiacchierate’ tra affiliati. Gli uffici del Comune di Narni, infatti, non sono stati gli unici dai quali, venerdì scorso, gli investigatori hanno prelevato dei documenti giudicati interessanti.

Collevalenza Senza dimenticare la questione collegata all’immobile di Collevalenza, donato dalla famiglia Giordanelli alla diocesi, trasformato in albergo per pellegrini e oggetto di una lunga diatriba giudiziaria che, al momento, ha portato alla condanna della diocesi stessa al pagamento di diverse centinaia di migliaia di euro alla famiglia e alla restituzione dell’immobile. La diocesi, attraverso il suo legale, l’avvocato Giovanni Ranalli, ha presentato appello.

Altri casi Ma queste sono solo alcune delle storie che saranno oggetto di studio da parte degli inquirenti. Molte altre possono essere entrate a far parte della cosiddetta ‘agenda’ dell’ex vescovo Paglia – tra convegni, cerimonie, donazioni fatte e ricevute – e degli intrecci tra il mondo religioso e quello imprenditoriale, con frequenti apparizioni sulla scena di personaggi politici, che sono stati tali e tanti che lo scenario potrebbe ampliarsi in maniera imprevedibile. O, forse, fin troppo prevedibile.

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One reply on “Terni, la procura della Repubblica rompe gli indugi: avvisi di garanzia per il ‘caso diocesi’”

  1. Ormai non mi stupisco più di nulla. Secondo me gli uomini sono tutti uguali sotto tutti i profili (politico, religioso, colore della pelle, status sociale, nazionalità, orientamento sessuale, ecc.) eccetto uno ………… l’ ONESTA’. E non solo quella intellettuale!

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