Per i detenuti al 41 bis che condividono lo stesso gruppo di socialità è vietato scambiarsi generi alimentari. E’ quanto ha deciso la Cassazione che ha accolto il ricorso del Dap contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Perugia che invece aveva espresso parere favorevole al reclamo del figlio del boss Totò Riina, Giovanni, in cella al carcere di Spoleto, per scontare l’ergastolo. La vicenda inizia quando il carcere di Maiano aveva vietato lo scambio di cibo tra i carcerati al 41 bis dello stesso gruppo di socialità, decisione, questa, contro la quale Giovanni Riina aveva fatto ricorso.

IL ‘BUONGIORNO’ DEL FIGLIO DEL BOSS

La Cassazione Il tribunale di sorveglianza di Spoleto gli aveva dato torto, al contrario il magistrato di Perugia aveva ribaltato la decisione ritenendo che la norma dell’ordinamento penitenziario fonte del divieto di scambio di oggetti tra detenuti non potesse essere interpretata nel senso proposto dal carcere. A quel punto il tribunale ha annullato il provvedimento ordinando all’amministrazione penitenziaria di recepire le indicazioni date. Ora, chiaramente, con la pronuncia della Cassazione le cose cambieranno di nuovo in quanto è stato stabilito che il divieto di scambio di oggetti dunque ha portata generale e non è ammessa una diversa interpretazione.

Questo contenuto è libero e gratuito per tutti ma è stato realizzato anche grazie al contributo di chi ci ha sostenuti perché crede in una informazione accurata al servizio della nostra comunità. Se puoi fai la tua parte. Sostienici

Accettiamo pagamenti tramite carta di credito o Bonifico SEPA. Per donare inserisci l’importo, clicca il bottone Dona, scegli una modalità di pagamento e completa la procedura fornendo i dati richiesti.