Sostenevano fossero un lascito del padre e avevano chiesto alla Soprintendenza il via libera alla vendita
Più di 30 reperti archeologici confiscati a due fratelli sono stati restituiti nelle ultime ore al Museo archeologico nazionale dell’Umbria (Manu). Il sequestro era avvenuto sei anni fa quando i fratelli avevano chiesto alla Soprintendenza di poter vendere i manufatti di origine etrusca e romana, che sul mercato avrebbero fruttato 15 mila euro, sostenendo che si trattasse del lascito del padre deceduto. Tuttavia, i due non avevano alcuna documentazione che suffragasse l’origine dei beni e per questo sono scattate le indagini e il sequestro della collezione privata, considerata di particolare interesse e valenza culturale dagli esperti della stessa Soprintendenza. Tra i pezzi riconsegnati alla direttrice del Manu, Maria Angela Turchetti, ci sono oggetti bronzei, ceramici, vitrei, oreficerie, ornamenti personali in pietre dure e pasta vitrea, la cui produzione è stata collocata in un arco cronologico compreso tra il X secolo ac e la prime età imperiale (I secolo ac – II secolo dc).