di Chiara Fabrizi
Le ha tatuato un insulto nella zona lombare, l’ha bruciata sotto l’occhio con una sigaretta e l’ha anche afferrata al collo con un filo elettrico. Sono maltrattamenti in famiglia pesantissimi quelli di cui deve rispondere un trentenne dell’Alto Tevere a carico del quale, mercoledì mattina, davanti al gup Valerio D’Andria, si è aperto il procedimento subito rinviato per la richiesta del legale che lo assiste dei termini a difesa. L’uomo è accusato anche di lesioni personali pluriaggravate ai danni della moglie e madre dei suoi figli, che hanno assistito alle aggressioni, consumatesi anche mentre la ventinovenne era incinta. A rappresentare la donna, che intende costituirsi parte civile, sono gli avvocati Marta Minciotti e Barbara Campanelli.
Maltrattamenti La donna da qualche tempo si è rifugiata in una una struttura protetta insieme ai suoi bimbi, mentre a lui, che deve rispondere anche di calunnia, è stata revocata la potestà genitoriale. In aula a rappresentare l’accusa è il pm Gennaro Iannarone, che nella richiesta di rinvio a giudizio ha ricostruito gli oltre due anni di violenze fisiche e psicologiche subite dalla donna tra il luglio 2016 e il novembre 2018, quando poi è riuscita a denunciare tutto alla polizia. In particolare, secondo la procura di Perugia, il trentenne, anche davanti ai figli minori, avrebbe più e più volte aggredito la moglie ventinovenne, anche mentre era incinta, non solo sferrandole con calci, schiaffi e pugni in varie parti del colpo, ma anche «colpendola con un coltello alla schiena» o tirandole «un pezzo di ferro in testa».
«Giri film porno» Le aggressioni sono costate alla giovane varie ecchimosi, edemi e pure un versamento a un occhio, giudicati guaribili in 25 giorni. Alle violenze fisiche, comunque, si sono sommate quelle psicologiche, con la giovane che sarebbe stata «ossessivamente accusata dal marito di avere relazioni extraconiugali e di girare film pornografici». Nella ricostruzione dell’accusa, poi, sarebbe stato il trentenne a spingere la moglie a denunciare falsamente un compaesano invalido di violenze sessuali settimanali, oltreché a costringerla a buttarsi sotto l’automobile dello stesso uomo, recentemente prosciolto dall’accusa di tentato omicidio e violenza sessuale, che gli era costata anche una settimana agli arresti domiciliari.
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