di Enzo Beretta

Chili di cocaina importati dall’Argentina, migliaia di euro riciclati a Cuba, Bmw e appartamenti bonificati alla ricerca delle ‘cimici’ della guardia di finanza, denaro per sostenere le «esigenze economiche» della famiglia di un indagato finito in carcere. Saranno questi gli argomenti di cui si inizierà a discutere il 9 luglio davanti al primo collegio del tribunale di Perugia. Stamani, infatti, il gup Natalia Giubilei ha rinviato a giudizio sei persone accusate a vario titolo di import di cocaina dal Sud America, spaccio di droga, riciclaggio e favoreggiamento. Nelle carte della Procura, rappresentata dal pubblico ministero Giuseppe Petrazzini, si legge che quattro imputati si sono «associati allo scopo di commettere una serie di delitti di importazione, acquisto, detenzione, commercio, offerta e cessione a terzi di cocaina» dal 2011 al 2013.

I viaggi Viene poi il capitolo legato allo spaccio quindi il denaro consegnato per «consentire al corriere di recarsi in Argentina e acquistare lo stupefacente». Gli investigatori – è spiegato nell’atto d’accusa – hanno contato sei viaggi per importare, «nell’ordine, circa un chilo» di ‘neve’.

Il denaro riciclato a Cuba Parte dei ricavi – viene spiegato – sarebbe stato trasferito a Cuba: a far sparire il malloppo «provento dei delitti di traffico di stupefacenti» – quantificati poco meno di 10 mila euro – è stato un cubano accusato del reato di riciclaggio.

Le ‘cimici’ in auto Altri due imputati devono difendersi dall’ipotesi di favoreggiamento per aver «aiutato» un associato a «eludere le indagini della guardia di finanza procedendo a operazioni dirette a rievare la presenza di apparati di captazione delle conversazioni in una Bmw X6 e in un’abitazione di Perugia». I legali impegnati in questo fascicolo sono gli avvocati Donatella Panzarola, Christian Giorni, Massimo Rolla, Daniela Paccoi, Guido Rondoni e Federico Calzolari.

 

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