Un fotogramma nel fascicolo della DIgos

di Enzo Beretta

La Procura di Perugia ha chiuso le indagini sui danneggiamenti al pullman della squadra del Grifo preso d’assalto con sassi e fumogeni dai tifosi dopo la quarta sconfitta consecutiva incassata a La Spezia nell’ottobre 2017. Sono sedici gli ultrà – appartenenti ai gruppi organizzati degli Ingrifati, Brigata e Nucleo XX Giugno ma anche tifosi ‘indipendenti’ – indagati per danneggiamenti e violenza privata. A questi si aggiunge il vice delegato alla sicurezza del Perugia. Su richiesta del pubblico ministero Mario Formisano sono stati intercettati anche i telefoni del presidente Massimiliano Santopadre e dell’ex allenatore Federico Giunti esonerato in diretta Sky solo 72 ore dopo l’aggressione al bus quando il sasso ha mandato in frantumi il vetro e lo aveva quasi centrato.

«Un canale privilegiato col presidente» Santopadre e Giunti non risultano comunque indagati. Eppure per il numero uno biancorosso la Procura aveva inizialmente ipotizzato un «concorso a titolo di istigazione»: «Le conversazioni captate – si legge negli atti giudiziari – lascerebbero intendere che avesse concordato con alcuni capi ultras la protesta sfociata nelle gravi aggressioni. Dalle telefonate emerge un condizionamento del presidente Santopadre nei confronti dei capi ultras; le conversazioni captate lascerebbero intendere che avesse concordato con alcuni di loro la protesta sfociata nelle gravi aggressioni. Il presidente non avrebbe assolutamente dovuto coinvolgere gli stessi nell’organizzazione di una protesta. Non sono chiare le ragioni per le quali i capi ultras hanno posto in essere l’aggressione nei confronti della squadra di calcio che, come detto, sembrerebbe essere stata avallata da Santopadre, il quale, ovviamente, non credeva che la protesta potesse degenerare mediante il lancio di pietre e fumogeni». Nel decreto attraverso il quale il gip Carla Giangamboni autorizza le intercettazioni è spiegato che i due capi ultras dei gruppi più rappresentativi della Curva Nord «hanno un canale di comunicazione privilegiato col presidente il quale sembra avere in qualche modo favorito la contestazione contro la sua stessa squadra». Tesi, come detto, non suffragata nell’avviso di conclusione delle indagini nel quale il nome del presidente non compare.

LA REPLICA DI SANTOPADRE

«Intercettazioni indispensabili» E Giunti? Non c’è neppure il suo nome nella lista degli indagati. Ricostruisce il gip: «Dopo il calo di rendimento della squadra del Perugia la dirigenza ha deciso di esonerare l’allenatore. In tale contesto l’attività info investigativa portata avanti dalla Digos ha dato conto anche di voci relative a una relazione tra il mister e la moglie di un non precisato calciatore, voci non verificabili perché sembrano messe in giro ad arte per coprire le vere ragioni del calo di rendimento della squadra e dell’esonero del tecnico. Gli sviluppi delle indagini rendono indispensabile l’intercettazione delle utenze di Giunti e Santopadre».

Il figlio di Santopadre nel bus assaltato dai tifosi «Nel pullman c’era anche il figlio di Santopadre (portiere, ndr) quindi escludo che sia stata una scelta volontaria e deliberata da parte della società quella di farci aggredire dalla folla – spiega Chico Giunti al magistrato -. Ricordo che nei giorni immediatamente successivi alcuni giocatori, i più giovani, se ne volevano andare nonostante avremmo dovuto rigiocare nel turno infrasettimanale, perché si erano particolarmente spaventati».

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