L’ultimo bollettino dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino. Trasimeno tocca -1,48 metri. Legambiente: «Tevere in secca, stop ad attingimenti»
di Daniele Bovi
«Pur avendo adottato tutte le misure preventive, prevale uno stato critico non ragionevolmente prevedibile, nel quale la disponibilità idrica non risulta sufficiente a evitare possibili danni al sistema». L’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale chiude così, nell’ultimo bollettino pubblicato nelle scorse ore, il focus dedicato all’Umbria attanagliata da una grave siccità e da condizioni di «alta severità idrica».
Deficit Nei primi sette mesi del 2022 il deficit idrico in Umbria è del 50 per cento, con una media del 70 per cento tra maggio e luglio. «Tale situazione – nota l’Autorità – risulta essere molto gravosa con notevoli conseguenze sulle disponibilità idriche per tutto il territorio regionale». In un periodo fondamentale – quello tra settembre e giugno – per la ricarica dei sistemi acquiferi, il deficit ha toccato il 50 per cento tra settembre e novembre, per poi assestarsi al 30 per cento a giugno. Le scarse precipitazioni di luglio hanno portato a un peggioramento dei valori rispetto a maggio, con condizioni classificate come «estremamente secche» sulla dorsale appenninica.
INCENDI, IN UMBRIA IN FUMO UN’AREA GRANDE COME IL COMUNE DI GIOVE
Trasimeno e Montedoglio Un quadro che si riflette sulle condizioni di laghi, fiumi e sorgenti. Il Trasimeno dal 23 luglio al 4 agosto ha perso altri 12 centimetri, passando da -1,36 metri sotto lo zero idrometrico a -1,48; -1,20 rappresenta la soglia critica sfondata già da diverse settimane, tanto da portare la Regione – che ha chiesto e ottenuto la dichiarazione dello stato di emergenza – ad adottare una serie di ordinanze. Il livello di giovedì è già peggiore di quello toccato alla fine del luglio 2008 (-1,40), anno in cui alla fine della stagione estiva il lago era sprofondato a -1,70. Al 31 luglio l’invaso di Montedoglio aveva una disponibilità di 50 milioni di metri cubi, livello che al termine della stagione irrigua dovrebbe toccare i 30 milioni di metri cubi; «tenendo conto – scrive l’Autorità – che il volume utile è inferiore di 10 milioni di metri cubi rispetto a quello disponibile, tali valori risultano al limite per garantire un adeguato utilizzo plurimo della risorsa idrica».
I dati La diga di Arezzo ha invece una disponibilità per l’utilizzo irriguo ridotta a circa il 15 per cento a causa della mancanza di precipitazioni. Non va meglio ai fiumi: il Tevere a Ponte Pattoli, sottolinea in una nota Legambiente che chiede alla Regione lo stop degli attingimenti, è praticamente in secca, mentre a Ponte Felcino la portata è intorno al metro cubo al secondo; valori simili, e da classificare tra i minimi storici, anche per il Chiascio alla chiusura del bacino a Torgiano. Grande sofferenza, stando alle rilevazioni del Centro funzionale della Protezione civile regionale, anche per il Topino tra Bevagna e Cannara (tra i 19 e i 28 cm sullo zero idrometrico a fronte di valori che dovrebbero oscillare tra 1,7 e 2,9 metri), per il Nestore a Marsciano (-11 cm), per il Tevere a Montemolino (-5 cm contro livelli standard che dovrebbero essere tra i 5,10 e i 6 metri), dove Legambiente segnala una moria di pesci e per il Paglia a Orvieto.
Le sorgenti Una «situazione critica» va registrata anche per le sorgenti a causa della ridotta ricarica. Qui il punto di riferimento è il Piano regolatore regionale degli acquedotti, adottato anni fa. Lo scarto tra i fabbisogni stimati dal documento e i valutari attuali è forte: 470 litri al secondo al 31 luglio (leggermente meglio rispetto ai 550 stimati nelle settimane passate) e 860 al 15 settembre. Andando a guardare i dati di Arpa, sostanzialmente per tutte le sorgenti i dati attuali e la tendenza per le prossime settimane disegnano uno scenario negativo, con portate in tutti i casi inferiori alla media.
Le misure Nel corso delle passate settimane, oltre alle ordinanze della Regione già citate e quelle di tanti Comuni che hanno imposto una stretta sull’utilizzo dell’acqua, sono state adottate altre misure: in realtà come Arrone, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo e zone dell’Orvietano si è ricorso alle autobotti per un totale di 3.200 utenze, con una previsione di arrivare a 6.400 in caso la situazione peggiori. Riduzione della pressione poi in alcune zone di Terni, Orvieto, Montecastrilli, Lugnano, Calvi, Giove, Amelia e Narni per un totale di 24 mila utenze, mentre a Guardea, Lugnano e Amelia potrebbe arrivare il razionamento notturno totale o parziale.
Legambiente «Una situazione drammatica – dice Giovanni Carmignani, presidente del Circolo Legambiente Perugia e Valli del Tevere – che è sotto gli occhi di tutti. Dopo le scarse piogge dell’inverno e della primavera scorsi era chiaro a tutti che avremmo dovuto affrontare una delle più gravi emergenze idriche degli ultimi anni». «Si continua a prelevare acqua dal Tevere – aggiunge – per irrigare campi di tabacco anche fuori dalle disposizioni regionali che sono ormai provvedimenti inadeguati alla gravità di una situazione. Gli ecosistemi acquatici sono quelli più fragili con queste temperature e scarsità di acqua, basta un abbassamento improvviso di ossigeno, uno scarico fognario mal funzionante e ci troveremmo di fronte ad un disastro ecologico
con la morte di tutte le componenti biotiche del fiume».