Il salone d'onore di Palazzo Donini

«L’Umbria alla ricerca dell’attrattività». È questo il titolo del Rapporto economico e sociale 2018-2019 che l’Agenzia Umbria ricerche presenterà venerdì alle 15.30 al salone d’onore di Palazzo Donini. Ai lavori parteciperanno la presidente della Regione Donatella Tesei, il direttore della rivista Aur&S Giuseppe Coco e Stefano Strona, commissario straordinario dell’Agenzia che aprirà la giornata. Dopo l’intervento di Coco ci sarà quello, dal titolo «L’Umbria com’è, l’Umbria come potrebbe essere», a cura di Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia, i due responsabili della ricerca dell’Aur.

Il programma La scaletta degli interventi proseguirà con alcuni approfondimenti tematici. Il primo, del professor Sergio Sacchi, tratterà «La quarta rivoluzione industriale». Il «Made in Umbria» è l’argomento che affronterà invece il professor Antonio Picciotti, dell’Università degli Studi di Perugia mentre Meri Ripalvella, ricercatrice dell’Aur, si occuperà delle trasformazioni demografiche dei territori. Infine, il professor Luca Ferrucci, dell’Università degli Studi di Perugia, parlerà delle »Spese pubbliche per interventi sociali». A tirare le fila dei lavori sarà la presidente Tesei..

Gli interventi Tondini e Casavecchia parleranno in particolare della necessità della nostra regione di recuperare reddito e nel contempo di rafforzare la sua attrattività. Questo partendo dal fatto che nel 2018 l’economia umbra ha continuato a crescere a un ritmo inferiore a quello assai modesto dell’Italia. Sacchi invece parlerà del percorso evolutivo verso la Fabbrica intelligente che, in Umbria, conta un gruppo di imprese sicuramente già abbastanza avanti, mentre altri gruppi si stanno attrezzando ma non sono poche quelle distratte o assenti. Il professor Picciotti invece si concentrerà sui settori economici per cui la nostra regione assume nel panorama nazionale una posizione di particolare rilevanza rispetto ad altre regioni italiane. Tra i dati che emergeranno dall’intervento di Ferrucci infine c’è il fatto che le spese regionali, con alcune limitate eccezioni, sono fortemente condizionate dalle scelte pubbliche nazionali.

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