Dal 19 novembre l’equipe di neurochirurgia dell’ospedale di Terni ha ripreso l’attività chirurgica oncologica con l’ausilio di un nuovo microscopio operatorio di ultima generazione, dotato delle più sofisticate tecnologie attualmente in commercio. L’apparecchio è stato acquistato grazie alla donazione della Fondazione Carit, da sempre impegnata a sostenere l’azienda ospedaliera Santa Maria sul fronte dell’innovazione tecnologica, e garantirà un ulteriore miglioramento della qualità delle procedure neurochirurgiche, soprattutto in ambito oncologico e vascolare.

Gallery: le immagini dell’intervento

Le prestazioni «Grazie a filtri ottici specifici per la visualizzazione del flusso ematico cerebrale, il microscopio operatorio garantisce una migliore visualizzazione dei vasi sanguigni cerebrali, – spiega il dottor Carlo Conti, direttore della struttura di Neurochirugia di Terni – che pertanto potranno essere preservati durante un intervento di asportazione di malformazioni vascolari. Permette inoltre di identificare e quindi rendere più accurata la resezione di un ampio numero di tumori cerebrali, migliorando in maniera sensibile l’outcome e la radicalità di asportazione della neoplasia». Il microscopio operatorio acquisito, per un valore di circa 300mila euro, è dotato anche di un sistema di visualizzazione ibrida microscopica endoscopica esoscopica che permette di lavorare sia attraverso gli oculari sia attraverso i monitor dotati di visualizzazione tridimensionale. «Mediante il sistema endoscopico integrato – aggiunge il dottor Conti – permette inoltre di scoprire aree difficilmente esplorabili durante l’intervento chirurgico. Lavorando con la prospettiva esterna data dal microscopio operatorio, la visualizzazione dell’anatomia è limitata ad una linea retta di vista perdendo informazioni importanti che risiedono dietro ai tessuti o agli angoli; grazie a questo endoscopio integrato sarà possibile guardare ‘dietro l’angolo’ ed eliminare i punti ciechi, in modo tale da avere maggiori informazioni per poter prendere la migliore decisione clinica in fase intraoperatoria». Il nuovo strumento è stato utilizzato per la prima volta giovedì 19 novembre su un uomo di 69 anni per l’asportazione, mediante l’utilizzo della fluorescenza, di una lesione localizzata in una zona particolarmente delicata del tronco encefalico, intervento eseguito da una equipe multidisciplinare con monitoraggio intraoperatorio.

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