L'ex convento di Giove

di Sebastiano Pasero

Benvenuti a Giove, pianeta della Norvegia. La bellezza e la qualità della vita dell’Umbria hanno sciolto anche i norvegesi. In queste settimane a Giove, comune dell’Amerino, a fare ambientazione da Penisola Scandinava, ci sono pure le renne: magari sono quelle delle luminarie natalizie, ma nulla tolgono al grande entusiasmo che si respira. Due distinte aziende norvegesi stanno facendo investimenti rilevanti: una ha acquistato il convento seicentesco dei Padri Marianisti; un’altra è diventata proprietaria dell’ex caserma dei carabinieri.

Il Vissani di Norvegia Si tratta di interventi edilizi di spessore, che hanno l’obiettivo di utilizzare queste strutture per ospitare turisti provenienti dalla Norvegia. Il target è di un turismo medio-alto, rivolto a persone e famiglie che vogliono vivere il patrimonio artistico dell’Umbria, una natura che ha ancora una sua fisionomia, apprezzare la buona tavola. I norvegesi – dicono a Giove – vanno matti per fettuccine e fegatelli. In effetti hanno scoperto questo borgo di duemila abitanti grazie a un cuoco, Gino Valente, che è considerato il Vissani della Norvegia, un italiano che ha fatto fortuna ad Oslo, con la ristorazione, fino a diventare protagonista di trasmissioni televisive dedicate alla cucina. Ebbene Valente è da sempre legato ai territori umbri e laziali divisi dal Tevere. E conoscendo i sapori della cucina di confine ai norvegesi è venuta l’acquolina in bocca anche sulle vacanze da passare a Giove.

‘Su dai norvegesi’ La struttura più rilevante è il monastero: oltre tremila metri quadri, ai quali si aggiunge la chiesa adiacente e un edificio, di epoca più tarda, adibito ad attività produttive. Questo investimento è stato fatto dall’immobiliare Industigaten, sarebbero stati spesi due milioni e mezzo di euro per il solo acquisto dell’immobile. Ma ai norvegesi non è bastato: «Hanno comprato anche alcune abitazioni adiacenti», dice il sindaco Alvaro Parca, mentre si liscia soddisfatto i baffoni. «Siamo proprio contenti, il monastero era malconcio, lo stanno ristrutturando con cura, e hanno sistemato tutte le aree circostanti, proprio un bel lavoro». Un lavoro in corso che è già entrato nell’immaginario collettivo del paese: a Giove, per indicare quella zona alle porte del centro storico vero e proprio, ormai dicono: «Su dai norvegesi».

Amato dagli stranieri Giove è sempre stato un centro di confine, non solo delle galassie. «Siamo vicini a Roma. Il turismo residenziale di un certo livello è sempre stato nelle nostre corde, i primi sono stati gli olandesi, negli anni ’80 si sono innamorati del centro storico, hanno ristrutturato diverse abitazioni. Nel nostro centro storico, ci sono tante seconde case, magari servirebbe qualche abitante in più. Noi cerchiamo di avere cura del paese, di preservare il nostro ambiente, cerchiamo insomma di essere accoglienti, anche non mazzolando fiscalmente le seconde case. Perché le persone che arrivano da Roma, o dall’Inghilterra, dalla Norvegia, dall’Olanda, non devono essere considerate come qualcosa da tassare e basta ma l’obiettivo è radicarle nel territorio», dice sorridendo il sindaco, dall’alto dei suoi venti anni di mandato amministrativo.

Il cruccio di Parca L’unico vero cruccio di Parca è il maestoso palazzo fortificato che si erge al centro del paese, uno dei più belli dell’Umbria. Una residenza nobile, che nel recente passato ha vissuto fortune alterne, venduta dagli Acquarone e passata nelle mani di un miliardario americano, poi rivenduta, quindi è finita all’asta giudiziaria. Ad acquistarla, poco tempo fa, una dentista romana. Ora questa residenza ducale di 4 mila e 500 metri quadri, appartenuta ai Farnese, agli Ordelaffi e ai Mattei, è circondata dai ponteggi. E’ stata danneggiata dal terremoto dello scorso anno. “Solo per metterla in sicurezza i proprietari hanno speso 270 mila euro. Speriamo bene”, dice il sindaco, consolandosi con i norvegesi.

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