Al centro, il presidente Ventanni (foto U24)

di Daniele Bovi

La discarica di Pietramelina, chiusa pochi mesi fa, che diventerà polo di produzione del biogas, Ponte Rio il centro di recupero per carta e gli altri materiali come plastica e legno, consolidamento delle attività nel Centro Italia e razionalizzazione di tutto il sistema delle partecipate. Sono questi i tratti essenziali del primo piano industriale di cui Gesenu si doterà, descritti lunedì pomeriggio dai vertici della società in una conferenza stampa convocata «per fare chiarezza» dopo l’arresto di Manlio Cerroni. Quello che viene chiamato «il re della monnezza» possiede il 45% di Gesenu attraverso una società (la A. Cecchini srl) del gruppo Sorain Cecchini, che ha come socio di riferimento la famiglia Cerroni, mentre un altro 45% è in mano al Comune di Perugia; infine, l’ultimo 10% è posseduto dall’ex amministratore delegato Carlo Noto La Diega.

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Non siamo coinvolti «L’inchiesta della procura di Roma – ha ribadito il presidente di Gesenu Luciano Ventanni, che ha tenuto la conferenza stampa insieme all’ad Silvio Gentile e al dg Giuseppe Sassaroli – non coinvolge minimamente la società. Gesenu non ha rapporti di dipendenza finanziaria, operativa o gestionale con nessuna delle società del gruppo Sorain Cecchini. Negli anni, non abbiamo mai svolto attività di gestione di impianti di smaltimento o trattamento dei rifiuti nel Lazio, limitandoci a servizi di igiene urbana a Fiumicino, Viterbo e in altri comuni limitrofi. Di conseguenza, la vicenda non ha generato alcuna ripercussione sugli aspetti operativi di Gesenu».

Crediti Alla sala della Vaccara i vertici della società hanno anche fatto il punto sulla situazione finanziaria di Gesenu, anche dopo il cda dei giorni scorsi dal quale, all’unanimità, è stato deciso di chiedere ai soci un finanziamento-ponte di tra 5 e 6 milioni di euro, soldi che insieme al rientro di parte dei crediti siciliani dovrebbero garantire una navigazione tranquilla fino all’estate. In totale i crediti siciliani ammontano a 42 milioni di euro: due milioni sono rientrati tra dicembre e gennaio «grazie ai nuovi strumenti normativi regionali e nazionali e ad un rafforzato presidio da parte della Gesenu», mentre la Regione Sicilia ha confermato che altri sei arriveranno da Catania in più tranche nel giro di due anni. Il grosso però, oltre 30 milioni, è a Messina e qui l’obiettivo è arrivare nel 2014 ai primi bonifici, anche utilizzando il recente decreto «Sblocca pagamenti».

I numeri I tre hanno poi sottolineato che il fatturatto nel triennio 2011-2014 è in crescita del 6,6% annuo, passando da 87 a 105 milioni di euro, con un +30% nello stesso periodo per quanto riguarda il reddito operativo. Scende invece l’indebitamento verso le banche, dai 53 milioni del 2010 ai 17,5 del 2013, mentre la situazione con i fornitori «è sostanzialmente in equilibrio rispetto al fatturato». Ai clienti di Gesenu infatti la società doveva 45 milioni nel 2013 e 48 nel 2013, con tempi di pagamento medi che si attestano sui dieci mesi. «Gesenu – ha detto Ventanni – è un’azienda viva e vitale, impegnata in una ristrutturazione orientata ai settori più innovativi, come il riciclo dei materiali, e dove non si è mai parlato di esuberi. Qui si sta cambiando e non ci piace sentire parlare di crisi. Un cambiamento che è dato non dal nuovo cda bensì dal porsi obiettivi precisi, con regole semplici dettate dal buon senso e comunicazioni precise e puntuali».

Twitter @DanieleBovi

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