Foto Franco Caruso

A dare il “benvenuto in Calabria” al cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti nel teatro comunale di Cassano allo Ionio, lo scorso 5 marzo, non c’erano solo i rappresentanti delle Istituzioni civili, religiose e del mondo della cultura, ma soprattutto tanta gente comune. L’occasione che ha portato il cardinale Bassetti nel capoluogo della diocesi calabrese, è stata quella del conferimento, al porporato perugino, del premio “Giorgio La Pira-Città di Cassano” istituito nel 2013 dal Centro studi dedicato al sindaco “santo” di Firenze in collaborazione con il progetto culturale della Cei e con la stessa diocesi.

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Il cardinale Bassetti, che nel suo breve soggiorno calabrese (5/7 marzo) ha avuto modo di visitare alcune comunità parrocchiali di periferia dell’Alto Ionio, facendo sosta a Roseto Capo Spulico e a Montegiordano, ha tenuto una lectio magistralis  su “La Pira e il Mediterraneo: l’attualità di una profezia”. Ad introdurre l’ospite, il primo vescovo italiano ad essere stato nominato cardinale da papa Francesco nel Concistoro del 22 febbraio 2014 e al quale lo stesso pontefice ha affidato le meditazioni della via Crucis del venerdì santo al Colosseo del prossimo 25 marzo, sono stati il vescovo diocesano mons. Francesco Savino, il commissario straordinario prefettizio del Comune di Cassano Emanuela Greco, il membro del comitato scientifico del premio Gianluca Gallo, il presidente del Centro studi “Giorgio La Pira” Francesco Garofalo, e il segretario nazionale di Retinopera Vincenzo Conso, che ha moderato gli interventi.

Il cardinale Bassetti, durante l’incontro con alcuni giornalisti, ha spiegato il suo «forte legame» alla figura di La Pira: «Sono cresciuto – ha detto – negli anni in cui lui era sindaco di Firenze e soprattutto quando c’era quell’esplosione di intelletti nel capoluogo toscano non soltanto sul piano religioso, ma anche sul piano della cultura, favorito il tutto da un grande arcivescovo, Elia Dalla Costa, di cui è in corso il processo di beatificazione. E La Pira era veramente l’anima di tutto questo!» «Sapere che in una Diocesi e in una città della Calabria – ha evidenziato il porporato perugino – c’è un centro culturale che si ispira alla visione politica di Giorgio La Pira, mi ha riempito di gioia. Nonostante i miei numerosi impegni, ho accettato di venire a Cassano allo Ionio per dare la mia piccola testimonianza. Il premio che ho ricevuto è per La Pira, alla sua memoria, alla mia città di Firenze dove lui ha dato il meglio di se stesso. E’ un premio che non vedo soltanto legato alla mia persona, ma a tutti coloro che da lui hanno ricevuto tanto bene». «Per La Pira – ha sottolineato il cardinale – la persona, soprattutto quella più debole, era al primo posto. Da sindaco non poteva lasciare una persona che non aveva casa, che non aveva pane, che era disoccupato, che aveva tanti problemi morali e sociali nella stessa condizione in cui l’aveva trovata. Diceva La Pira: ‘Io mi dovevo impegnare fino in fondo per quella persona’». «Se veramente la persona è al centro di tutto – ha commentato il presule –, noi siamo chiamati a quest’impegno. Il concetto di persona, La Pira, lo estendeva alla città nel dire: ‘Ogni città è unica e irripetibile come la persona’. Quindi la città non è un agglomerato di case e palazzi; la città è un organismo vivo e ogni città ha le sue caratteristiche come ogni persona. Anche la politica, La Pira, l’ha sempre personalizzata a quelle che sono le persone, ma anche a quelle che sono le esigenze delle nostre città». Il cardinale Bassetti ha anche rivolto il suo messaggio ai calabresi, quello «di avere fiducia e speranza. Vedo ancora l’attaccamento alla loro terra, nonostante che tanti, come succede poi anche da noi nell’Italia centrale, siano costretti, soprattutto i giovani, a partire per motivi di lavoro. Ma io spero che quando uno ha superato certe difficoltà senta ancora il bisogno di ritornare alle sue radici, perché questi paesi della Calabria – io ne ho visitati alcuni – sono come dei nidi dove si cresce insieme, sono aggrappati ai loro monti, c’è una cultura antica, ci sono delle radici profonde, c’è una tradizione. Chi deve andare vada – ha concluso il cardinale –, ma faccia anche il pensiero di ritornare».

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